60esimo Parrocchia 17.11.1963-17.11.2023

No alla nuova idolatria del denaro

Una delle cause della "globalizzazione dell'indifferenza" si trova nella relazione che abbiamo stabilito con il denaro, poiché accettiamo pacificamente il suo predomino su di noi e sulle nostre società. La crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell’essere umano! Abbiamo creato nuovi idoli. L’adorazione dell’antico vitello d’oro (cfr. Es 32,1-35) ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano. La crisi mondiale che investe la finanza e l'economìa manifesta i pmpri squilibri e, soprattutto, la grave mancanza di un orientamento antropologico che riduce l'essere umano ad uno solo dei suoi bisogni: il consumo.

Mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice. Tale squilibrio procede da ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria. Perciò negano il diritto di controllo degli Stati, incaricati di vigilare per la tutela del bene comune.

(E.G. 55-56)

Impegno settimanale

Signore, il desiderio di te abita il mio cuore. In questa settimana porrò attenzione nel non cercare di appagare la mia "sete" altrove. 


Domenica 21 febbraio

No alla nuova idolatria del denaro

Dt 6,4a; 11,18-28; Sal 18 (19); Gal 6,1-10; Gv 4,5-42

Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore - gli dice la donna -, dammi quest ’acqua, perché io non abbia più sete».. (Gv 4,13-15a)

La sete è il simbolo dei nostri desideri più profondi, dei nostri desideri più autentici, e Gesù ci dice che c’è una sovrabbondanza di vita che solo lui può donare. Questo dono, il Signore è venuto a portarlo per tutti, il suo invito a bere quest’acqua che zampilla per la vita eterna è gratuito e sempre disponibile. C’è una sete legata ai diritti fondamentali di ogni uomo e ai beni di prima necessità, ma c’è anche la sete di Dio, che ci spinge ad abbracciare l’annuncio liberante del perdono dei peccati e del male commesso in nome di una comunione che ci viene promessa per la vita eterna.

Preghiamo

C'è nell ’anima una preghiera
che non conosce tregua: è il desiderio.Qualunque cosa tu faccia,
se desideri amare Dio tu non smetti mai di pregare.
Se vuoi non smettere di pregare,
non smettere nemmeno di desiderare.
S. Agostino


Lunedì 22 febbraio

No alla nuova idolatria del denaro

Gen 17,1b-8; Sal 118(119), 25-32; Pr 5,1-13; Mt 5,27-30

Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore: Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto elle tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna Mt 5,27-30

Attraverso gli occhi, noi possiamo guardare il mondo e il mondo può entrare dentro di noi. Attraverso le mani noi possiamo toccare, conoscere, costruire, possiamo entrare in contatto con la realtà e con gli altri. Nel Vangelo l’occhio indica ciò che guardiamo con desiderio, la mano indica le azioni che compiamo. Ciò che conta è quello che abbiamo nel cuore, perché proprio il nostro cuore è la sorgente che alimenta i desideri e le scelte concrete che possono essere orientate al bene o al male. È lì che dobbiamo imparare a scendere, nel silenzio della preghiera, per incontrare colui che vi abita, colui che ogni giorno bussa e ci chiede di allargare il nostro cuore alla misura di un amore più grande di noi.

Preghiamo

Fammi vivere secondo la tua parola,
fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò le tue meraviglie.
Ho aderito ai tuoi insegnamenti:
Signore, che io non debba vergognarmi.
Salmo 118


Martedì 23 febbraio

No alla nuova idolatria del denaro

Gen 13,1b-11; Sal 118 (119),33-40; Pr 5,15-23; Mt 5,31-37

Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: "Sì, sì", "No, no"; il di più viene dal Maligno.(Mt, 5,34-37)

Gesù ci fa entrare nella misericordiosa conoscenza che egli ha del Padre e dei suoi desideri: il rapporto che il Signore ha con noi è un rapporto senza limiti, un amore che non si ferma neppure di fronte al peccato e alla morte. Per questo anche il giuramento è superfluo; il Signore chiede che ogni nostra parola sia vera, che la nostra relazione con l’altro sia sincera, rispettosa e onesta. Il Signore ci chiede di misurare le nostre parole sulle sue parole, i nostri pensieri sui suoi pensieri, i nostri affetti sui suoi affetti. Il Signore chiede che le nostre parole esprimano con sincerità le convinzioni del cuore. Ci sembra impossibile? Lo è per noi ma non per Dio. È lui che ci attira con il suo amore perfetto, per trasformare ciò che c’è di impuro in noi in qualcosa di meraviglioso per Lui.

Preghiamo

Insegnami Signore la via dei tuoi decreti
e la custodirò sino alla fine.
Dammi intelligenza perché io custodisca la tua legge
e la osservi con tutto il cuore.
Guardami sul sentiero dei tuoi comandi
Perché in essi è la mia felicità.
Salmo 118


Mercoledì 24 febbraio

No alla nuova idolatria del denaro

Gen 14,11-20a; Sal 118 (119),41-48; Pr 6,16-19; Mt 5,38-48

Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici a pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.(Mt, 5,43-48)

La vendetta tende a fare un male più grande di quello ricevuto. Per questo il Signore sembra chiedere l’impossibile: amare i propri nemici e credere nella reale possibilità di conversione nostra e dei fratelli. Se questo fosse impossibile, il Signore ci indica la via della mitezza che va esercitata nella dolcezza, ma anche nella fermezza di chi cerca di promuovere la giustizia. Giustizia che viene solo dal cuore di Dio, l’unico perfetto. Lo scoprire nel nostro intimo qualche piccola conversione diventa motivo di gioia profonda; perché mai, dunque, non dovrebbe esserlo la possibile conversione di chi ci sta vicino? Impariamo a lasciarci stupire da quest’ottica così stravolgente.

Preghiamo

Signore, insegnami, a non amare solo me stesso, a non amare soltanto quelli che mi amano. Insegnami a pensare agli altri, ad amare quelli che nessuno ama, e fa', o Signore, che impari a soffrire della sofferenza degli altri. Non permetter più, o Signore, che io viva felice e da solo.
Raoul Follereau


Giovedì 25 febbraio

No alla nuova idolatria del denaro

Gen 16,1-15; Sal 118 (119),49-56; Pr 6,20-29; Mt 6,1-6

State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.(Mt, 6,1-4)

L’importante non è tenere lo sguardo su di me e compiacermi di quello che faccio, ma piuttosto tenere lo sguardo sul Signore e sul bisogno del fratello. L’importante non è che gli altri mi vedano, ma che il Padre veda nel segreto del mio cuore e mi doni la gioia. La nostra relazione con Gesù ci chiede di tenere sempre insieme due poli: Dio che è amore e le nostre mani vuote. A noi viene chiesta l’umiltà di riconoscere la nostra finitezza e povertà, di accettare la nostra imperfezione e impotenza, senza cercare di mostrare altro. Dalla parte di Dio Padre c’è amore misericordioso sul quale lui ci chiede di imparare a contare. È qui che si costruisce una fiduciosa relazione d’amore che può unire solo nel silenzio del cuore.

Preghiamo

Ricordati della parola detta al tuo servo
con la quale mi hai dato speranza.
Questo mi consola nella mia miseria:
la tua promessa mi fa vivere.
Salmo 118


Venerdì 26 febbraio

No alla nuova idolatria del denaro

giorno aneucaristico

Mosè convocò tutto Israele e disse loro: «Ascolta, Israele, le leggi e le norme che oggi io proclamo ai vostri orecchi: imparatele e custoditele per metterle in pratica. Il Signore, nostro Dio, ha stabilito con noi un’alleanza sull’Oreb. Il Signore non ha stabilito quest’alleanza con i nostri padri, ma con noi che siamo qui oggi tutti vivi».(Dt, 5,1-3)

Mosè chiama a sé tutto il popolo, il Popolo santo di Dio. Mosè non chiama alcuni, un’élite, un gruppo di persone migliori, ma attraverso questo “Ascolta Israele” dice che anche noi, “che siamo qui oggi tutti vivi”, siamo invitati a partecipare all’esperienza dell’amore di Dio. La Parola del Signore si rivolge a noi personalmente attraverso un comandamento specifico che esprime la sua volontà e ci permette di entrare in relazione con lui. Sarà il nuovo testamento poi a mostrarci la via: Gesù Cristo come rivelazione del Padre, come Torà fatta persona. La logica del comandamento principale, quindi, si riferisce alla relazione con Gesù stesso: amare Lui, seguire Lui, credere in Lui.

Preghiamo

Padre nostro,
ti chiediamo di allargare il nostro cuore
e di renderlo docile all’ascolto della tua parola viva ed efficace.
Donaci il tuo Spirito affinché essa penetri in noi
come una spada a doppio taglio,
donandoci la forza di seguire Gesù tuo Figlio,
colui che è la tua Parola fatta carne,
il tuo volto e la tua immagine, il racconto del tuo amore per noi.


Sabato 27 febbraio

No alla nuova idolatria del denaro

Is 6,8-13; Sai 25 (26); Eb 4,4-12; Mc 6,1b-5

(Mc 6,2b-5)

Gesù può operare miracoli solo se noi abbiamo il coraggio di credere in lui, anche quando l’evidenza di tante situazioni ci porterebbe a dire che non è possibile. Solo la fede può riconoscere ciò che viene da Dio. Gesù, colui che è venuto a raccontarci il cuore del Padre, colui che si lascia coinvolgere dalla situazione tragica degli uomini che incontra, dal loro peccato e dalla loro miseria fisica e morale, ci chiede di avere fede e di aprire il nostro cuore alla fiducia. Se ci chiudiamo in noi stessi, nel nostro piccolo mondo, nei nostri piccoli e grandi problemi, non saremo mai in grado di riconoscere la presenza di Gesù, non saremo mai in grado di guardare la realtà che ci circonda ogni giorno con uno sguardo di stupore e di lode. Eppure Dio lo fa con noi ogni giorno!

Preghiamo

Confido nel Signore, non potrò vacillare.
Scrutami Signore e mettimi alla prova,
raffinami al fuoco il cuore e la mente.
La tua bontà è davanti ai miei occhi,
nella tua verità ho camminato.
Salmo 25