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No a un’economia dell’esclusione

Cosi come il comandamento “non uccidere” pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire no a un'economia dell ’esclusione e della inequità”. Questa economia uccide. Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa. Questo è esclusione. Non si può più tollerare il fatto che si getti il cibo, quando c ’è gente che soffre la fame. Questo è inequità. Oggi tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole. Come conseguenza di questa situazione, grandi masse di popolazione si vedono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettive, senza vie di uscita. Si considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa. Non si tratta più semplicemente de! fenomeno dello sfruttamento e dell’’oppressione, ma di qualcosa di nuovo: con l'esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l’appartenenza alla società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia, o senza potere, bensì si sta fuori. Gli esclusi non sono “sfruttati” ma riiuti, “avanzi”.

(E.G. 53)

Impegno settimanale

Leggo ogni giorno un brano del capitolo 5 del Vangelo di Matteo.


Domenica 14 febbraio

No a un’economia dell’esclusione

Gl 2,12b-18; Sal 50 (51); 1Cor 9,24-27; Mt 4,1-11

Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò egli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, dì che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». (Mt 4,1-4)

In quei quaranta giorni passati da Gesù nel deserto in solitudine e in tentazione c’è un significato profondo. Dio parlò a lui come parlò al suo popolo Israele con il profeta Osea: «Perciò, ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore» (Os 2,16). Quell’antica promessa si compie ancora oggi, nei giorni di questa Quaresima, in noi. A noi Dio dice: «Ti sedurrò, ti condurrò nel deserto e parlerò al tuo cuore». La Quaresima è un tempo, è un luogo perché Dio possa parlare al nostro cuore. La vittoria di Gesù sul diavolo è frutto di un lungo tempo dedicato all’ascolto nel suo cuore della voce del Padre ed insieme una risposta alla stessa voce di Dio. La nostra vittoria sul maligno in questa Quaresima può essere preparata attraverso l’ascolto della voce del Padre, con le nostre orecchie, con la nostra mente, col nostro cuore e con tutto il nostro essere.

Preghiamo

O Padre, aiuta me e tutti gli uomini a capire che l’uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che tu, attraverso il tuo figlio Gesù, ci offri. Amen.


Lunedì 15 febbraio

No a un’economia dell’esclusione

Gen 2,18-25; Sal 1; Pr 1,1a.20-33; Mt 5,1-12a

Vedendo le folle, Gesù saliì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro. Mt 5,1-2a

Spesso ci chiediamo dove possiamo trovare Dio, come possiamo ascoltare la sua voce e come possiamo conoscere i suoi pensieri. Nei tempi antichi era comune pensare che si potesse incontrare Dio solo in luoghi speciali, distanti e tradizionalmente importanti come le montagne. Forse per questa ragione Matteo racconta il primo discorso di Gesù su un monte. Ma il monte di cui Matteo parla non è esclusivamente un luogo geografico. Il monte nella Bibbia non è un luogo reale ma un luogo simbolico che comprende ogni luogo ed ogni tempo in cui ciascun uomo si apre all’ascolto della parola di Dio. Saliamo allora oggi, là dove siamo, sul monte con Gesù. Ascoltiamo cosa ha da dirci mentre ci racconta la via della felicità, della gioia profonda, della beatitudine su questa terra.

Preghiamo

O Padre, illumina i miei occhi perché io possa riconoscerti nella mia vita di ogni giorno e diventi capace di ascoltare Te, via buona della mia vita. Amen.


Martedì 16 febbraio

No a un’economia dell’esclusione

Gen 3,1-8; Sal 118 (119),1-8; Pr 3,1-10; Mt 5,13-16

Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli. (Mt, 5,16)

Quando Gesù con la sua parola parla al cuore nella vita quotidiana noi diventiamo persone luminose e il nostro agire diventa evidentemente buono. Siamo luce, certo, ma evitiamo la tentazione di fare cose buone per essere riconosciuti e applauditi. Rimaniamo il più nascosti possibile, perché se la luce entra direttamente negli occhi acceca. La luce illumina ogni cosa, ma mai dobbiamo guardare direttamente alla luce. Non è alla luce che bisogna guardare, ma alle cose che dalla luce sono illuminate. Il frutto del nostro ascolto della Parola deve rimandare solo al Padre nostro che è nei cieli, colui che rivela a noi la nostra vera identità.

Preghiamo

Dio Padre tu ci hai fatti luce e sale. Donaci la forza di non tradire la tua fiducia oscurando il mondo con la nostra tiepidezza ma facci testimoni del tuo sapore nuovo. Amen.


Mercoledì 17 febbraio

No a un’economia dell’esclusione

Gen 4,1-16; Sal 118 (119),9-16; Pr 3,19-26; Mt 5,17-19

Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. (Mt, 5,17)

L’insegnamento di Gesù è certamente qualcosa di nuovo ma, lo rende chiaro lui stesso, non è venuto ad abolire la legge che fu data da Dio al suo popolo come espressione dell’alleanza. Gesù, ora, attraverso la sua presenza, porta a compimento ciò che la legge ha promesso e i profeti hanno spiegato. Gesù vuole andare oltre. Vuole arrivare al cuore di ciò che Dio ha rivelato al suo popolo muovendo ancora oggi tutti noi ad una interpretazione creativa e generosa delle sue leggi. L’ascolto della sua Parola, guidati dallo Spirito, apre a spazi di libertà inaspettati per costruire qui e oggi il regno di Dio. Come Gesù impariamo ad interpretare ogni legge cercando di cogliere come viverla per il bene dell’uomo.

Preghiamo

Dio Padre, attraverso la Parola del tuo Figlio Gesù aiutami a comprendere i tuoi insegnamenti antichi e sempre nuovi. Possano le azioni della mìa vita quotidiana proclamare la presenza del tuo Regno che insieme siamo chiamati a costruire qui in terra. Amen.


Giovedì 18 febbraio

No a un’economia dell’esclusione

Gen 4,25-26; Sal 118 (119),17-24; Pr 4,1-9; Mt 5,20-26

Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. (Mt, 5,20)

Gli scribi e i farisei non erano persone cattive ma buoni fedeli. Osservavano attentamente le leggi del Dio d’Israele, ma erano incapaci di quella generosità a cui Gesù invita ciascuno di noi. La loro interpretazione letterale li rendeva sicuri che l’obbedienza ai comandamenti di Dio li avrebbe portati alla salvezza. Ma è proprio questa lettura minimalista della Parola che Gesù contesta con forza. È facile non uccidere fisicamente una persona, ma questo non è sufficiente e non garantisce amore per i fratelli. Gesù vuole aiutarci a capire il significato originario dei comandamenti di Dio che invitano ad una creatività positiva che solo la nostra libertà personale può individuare ogni giorno. Uno straordinario quotidiano è ciò che il Vangelo ci chiede.

Preghiamo

Dio Nostro Padre, dona a ciascuno di noi il coraggio di fare sempre qualcosa di più perché sappiamo che la generosità nell 'amare non ha limiti ed è la sola che può rendere visibile il tuo Regno qui ed ora. Amen.


Venerdì 19 febbraio

No a un’economia dell’esclusione

giorno aneucaristico

Ecco, io ho posto davanti a voi la terra. Entrate e prendete possesso della terra che il Signore aveva giurato ai vostri Padri. (Dt, 1,8a)

Nel cammino di conversione che la Quaresima ci propone non dobbiamo mai dimenticarci della promessa che Dio ha fatto a noi e prima ancora ai nostri Padri. C’è una terra che ci attende, c’è una vita nuova che ora non riusciamo ancora ad intravedere ma che è la meta a cui puntiamo. C’è un senso nei passi che compiamo ogni giorno. Ci è chiesto di avere gli occhi di Mosè nel cammino dell’Esodo che rimase saldo, come se vedesse l’invisibile (Eb ll,27b). Dio non tradirà la sua promessa, e noi accompagnati dalla sua Parola quotidiana possiamo entrare in quella novità che è la salvezza del Risorto per l'umanità intera. Se anche nel percorso di questi giorni sperimenteremo la fame e la sete, lo smarrimento e la tentazione, non dimentichiamoci che Dio è fedele per sempre.

Preghiamo

Dio buono e fedele che guidasti il tuo popolo Israele \eiso la terra promessa, fai sentire a me e a noi tutti che la tua Pianoforte e potente ci guida e nessun pericolo potrei sti apporci da te, il Dio che di generazione in generazione non ha mai abbandonato i nostri Padri. Amen.


Sabato 20 febbraio

No a un’economia dell’esclusione

Os 6,4-6; Salili (112); Rm 13,9b-14; Mt 12,1-8

Se aveste compreso che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrifici, non avreste condannato persone senza colpa. (mt, 12,7)

È bello osservare come Gesù non consideri il nostro sacrificio come un valore assoluto e prioritario. Ciò che a lui sta a cuore non è l’osservanza scrupolosa della legge che può anche far soffrire l’uomo. Nel dare priorità ai bisogni delle persone, Gesù non manca di rispetto alle leggi, ma le interpreta in maniera da far risaltare nel compimento attuale la buona intenzione originaria di Dio. Tutto ciò che è fatto per il bene dell’uomo non è mai irrispettoso del comandamento di Dio. Ciò che Dio chiede a noi è di condividere con i nostri fratelli quella misericordia e quell’amore che da lui riceviamo per la vita. Evitiamo la tentazione di condannare persone senza colpa, perché il nostro Dio è venuto a liberarci aprendo il nostro sguardo ad una libertà nuova..

Preghiamo

Dio di ogni bontà, che prendendoti cura di noi tuoi figli vuoi misericordia, apri il nostro cuore e il nostro spirito a questa esperienza che solo può farci guardare alla nostra vita cristiana con gratitudine e riconoscenza per il dono della tua infinita salvezza. Amen.