60esimo Parrocchia 17.11.1963-17.11.2023

Domenica 6 marzo

No all'accidia egoista

Es 17,1-11; Sai 35 (36); lTs 5,1-11; Gv 9,1-38b

I suoi discepoli lo interrogarono: «Rabb&igrave, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. (Gv 9,2-3,34)

Nella mentalità ebraica, al tempo di Gesù, era fortissimo il rapporto tra malattia e peccato. Un malato grave era, di conseguenza, anche un gran peccatore; la malattia era la punizione di Dio per i peccati commessi. I malati venivano allontanati, perché considerati impuri, e non si doveva avere nessun contatto con loro.
In Albania, dove mi trovo, c’è ancora l’usanza di nascondere gli ammalati, di chiuderli in casa, di tenerli lontani dalla gente. Nelle città questa mentalità è stata “estirpata”, ma nei villaggi e nelle montagne è ancora ben radicata. Gesù, invece, s’avvicina agli ammalati che hanno un bisogno estremo d’amore, hanno bisogno di una parola, di un gesto d’affetto, e sanno ricambiare come nessun altro.

Preghiamo

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l'anima mia.
Salmo 23