60esimo Parrocchia 17.11.1963-17.11.2023

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8 dicembre 2015 - 20 novembre 2016

misericordiosi come il Padre Signore Gesù Cristo,
tu ci hai insegnato a essere misericordiosi come il Padre celeste,
e ci hai detto che chi vede te vede Lui.

Mostraci il tuo volto e saremo salvi.
Il tuo sguardo pieno di amore liberò Zaccheo e Matteo dalla schiavitù del denaro;
l'adultera e la Maddalena dal porre la felicità solo in una creatura;
fece piangere Pietro dopo il tradimento,
e assicurò il Paradiso al ladrone pentito.
Fa' che ognuno di noi ascolti come rivolta a sé la parola che dicesti alla samaritana: "Se tu conoscessi il dono di Dio!"

Tu sei il volto visibile del Padre invisibile,
del Dio che manifesta la sua onnipotenza soprattutto con il perdono e la misericordia:
fa' che la Chiesa sia nel mondo il volto visibile di Te, suo Signore, risorto e nella gloria.

Hai voluto che i tuoi ministri fossero anch'essi rivestiti di debolezza per sentire giusta compassione per quelli che sono nell'ignoranza e nell'errore; fa' che chiunque si accosti a uno di loro si senta atteso, amato e perdonato da Dio.

Manda il tuo Spirito e consacraci tutti con la sua unzione
perché il Giubileo della Misericordia sia un anno di grazia del Signore
e la sua Chiesa con rinnovato entusiasmo possa portare ai poveri il lieto messaggio, proclamare ai prigionieri e agli oppressi la libertà e ai ciechi restituire la vista.

Lo chiediamo per intercessione di Maria Madre della Misericordia a te che vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.

Amen

Scarica il volantino del Giubileo della Misericordia e la guida del Sacramento della Riconciliazione.

Lettura: At 4, 8-24; Sal 117 (118); Epistola: Col 2, 8-15; Vangelo: Gv 20, 19-31

La pietra scartata dai costruttori ora è pietra angolare

L’ottava di Pasqua è caratterizzata quotidianamente nel rito ambrosiano dalla presenza dei formulari "nel giorno" e "per i battezzati" (ciascuno con tre letture, Gloria e Credo). La domenica che la conclude come tutte le maggiori solennità è provvista di uno schema fisso di letture, culminante nella celebre pericope dell’apparizione di Gesù a Tommaso, otto giorni dopo la risurrezione. Non è mai stata presente in questo giorno una specifica eucaristia "per i battezzati", "essendo ormai state tolte le vesti battesimali", come ricorda la titolatura rimasta in uso. Un riferimento esplicito al sacramento della rinascita è presente comunque nell’Epistola, che identifica nel lavacro di rigenerazione la partecipazione alla sepoltura di Cristo. Con lui la potenza di Dio ha risuscitato anche i morti "a causa delle colpe", concedendo con il perdono una vita nuova. La Chiesa, continuando a celebrare il mistero pasquale e a lasciarsi raggiungere dall’annuncio della risurrezione, ripetuto anche oggi da Pietro nel brano degli Atti, canta con gioia, mediante le parole del salmo, che l’amore di Dio è per sempre.

La coincidenza del 19 marzo con il sabato "in traditione symboli" e del 25 marzo con il venerdì santo comporta quest’anno il trasferimento delle solennità dell’Annunciazione del Signore e di san Giuseppe, rispettivamente al lunedì e al martedì della seconda settimana di Pasqua. La celebrazione dell’incarnazione del Verbo nel grembo di Maria, prevista nel rito ambrosiano anzitutto nella sesta domenica di Avvento, quando cade nel tempo di Pasqua si arricchisce alle lodi mattutine dell’antifona "ad crucem", sempre sospesa durante la Quaresima. Il testo saluta Maria come la benedetta fra tutte le donne, che introduce nella storia umana il Salvatore del mondo. L’orazione che segue chiede al Padre di concedere a chi ha conosciuto il mistero dell’incarnazione di Cristo, di partecipare alla sua passione e alla sua croce, così da poter giungere alla gloria della risurrezione.

(Don Norberto Valli, in "La Vita in Cristo e nella Chiesa")

logo facebookLa Vita in Cristo e nella Chiesa

Non si può vivere la Pasqua senza entrare nel mistero. Non è un fatto intellettuale, non è solo conoscere, leggere… E’ di più, è molto di più!

"Entrare nel mistero" significa capacità di stupore, di contemplazione; capacità di ascoltare il silenzio e sentire il sussurro di un filo di silenzio sonoro in cui Dio ci parla.

Entrare nel mistero ci chiede di non avere paura della realtà: non chiudersi in sé stessi, non fuggire davanti a ciò che non comprendiamo, non chiudere gli occhi davanti ai problemi, non negarli, non eliminare gli interrogativi…

Entrare nel mistero significa andare oltre le proprie comode sicurezze, oltre la pigrizia e l’indifferenza che ci frenano, e mettersi alla ricerca della verità, della bellezza e dell’amore, cercare un senso non scontato, una risposta non banale alle domande che mettono in crisi la nostra fede, la nostra fedeltà e la nostra ragione.

Per entrare nel mistero ci vuole umiltà, l’umiltà di abbassarsi, di scendere dal piedestallo del nostro io tanto orgoglioso, della nostra presunzione; l’umiltà di ridimensionarsi, riconoscendo quello che effettivamente siamo: delle creature, con pregi e difetti, dei peccatori bisognosi di perdono. Per entrare nel mistero ci vuole questo abbassamento che è impotenza, svuotamento delle proprie idolatrie… adorazione. Senza adorare non si può entrare nel mistero.

Tutto questo ci insegnano le donne discepole di Gesù. Esse vegliarono, quella notte, insieme con la Madre. E lei, la Vergine Madre, le aiutò a non perdere la fede e la speranza. Così non rimasero prigioniere della paura e del dolore, ma alle prime luci dell’alba uscirono, portando in mano i loro unguenti e con il cuore unto d’amore. Uscirono e trovarono il sepolcro aperto. Ed entrarono. Vegliarono, uscirono ed entrarono nel Mistero. Impariamo da loro a vegliare con Dio e con Maria, nostra Madre, per entrare nel Mistero che ci fa passare dalla morte alla vita. (Papa Francesco)

Buona Pasqua "nel mistero"!

Don Renato e Don Gabriele

 

Sì alle relazioni nuove generate da Gesù Cristo

L’ideale cristiano inviterà sempre a superare il sospetto, la sfiducia permanente, la paura di essere invasi, gli atteggiamenti difensivi che il mondo attuale ci impone. Molti tentano di fuggire dagli altri verso un comodo privato, o verso il circolo ristretto dei più intimi, e rinunciano al realismo della dimensione sociale del Vangelo. Perché, cosi come alcuni vorrebbero un Cristo puramente spirituale, senza carne e senza croce, si pretendono anche relazioni interpersonali solo mediate da apparecchi sofisticati, da schermi e sistemi che si possano accendere e spegnere a comando. Nel frattempo, il Vangelo ci invita sempre a correre il rischio dell’incontro con il volto dell’altro, con la sua presenza fisica che interpella, col suo dolore e le sue richieste, con la sua gioia contagiosa in un costante corpo a corpo. L’autentica fede nel Figlio di Dio fatto carne è inseparabile dal dono di sé, dall’appartenenza alla comunità, dal servizio, dalla riconciliazione con la carne degli altri. Il Figlio di Dio, nella sua incarnazione, ci ha invitato alla rivoluzione della tenerezza.
(E.G. 88)

Impegno settimanale

Mi impegno a vivere immerso nel mistero pasquale di Cristo percorrendo il suo cammino di passione, morte e risurrezione.


Domenica 20 marzo

Sì alle relazioni nuove generate da Gesù Cristo

Is 52,13-53,12; Sal 87 (88); Eb 12,1b-3; Rm 1,18-23a; Gv 11,55-12,11

Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». Intanto i capi dei sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunciasse, perché potessero arrestarlo.
(Gv 11,55-57)

È vivo il desiderio nel cuore dei Giudei di incontrare Gesù. Ma qual è la qualità di questo desiderio? Alcuni desiderano incontrarlo perché incuriositi dalla sua attività taumaturgica o perché colpiti dalla sua predicazione; altri invece non condividono il suo insegnamento. Con quale desiderio noi vogliamo incontrare Gesù? Siamo pronti a seguirlo sul suo cammino o cerchiamo d’inquadrarlo nei nostri schemi? Accettiamo di camminare verso il Golgota con lui o ripieghiamo su sentieri più famigliari e rassicuranti? La settimana Autentica non è per i deboli di cuore, ma per chi sa accettare il rischio di frequentare le “periferie della storia".

Preghiamo

O Dio, tu sei il mio Dio,
dall'aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode.
Salmo 63


Lunedì 21 marzo

Sì alle relazioni nuove generate da Gesù Cristo

Gb 2,1-10; Sal 118(119), 153-160; Tb 2,1b-10d; Le 21,34-36

State attenti a voi stessi che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e idi comparire davanti al Figlio dell’uomo.(Lc 21,34-36)

L’accalorato consiglio di Gesù ci richiama a non perdere la scioltezza dell’amore con la quale il cristiano dovrebbe vivere i suoi giorni. Ci sono lacci di morte che imbrigliano la libertà che nasce dalla Carità e ne soffocano lo slancio. Ci sono cecità del cuore che rendono incerto il passo del discepolo. Papa Francesco ne ha denunciate con forza due alla Chiesa Italiana: il riporre la fiducia più nella sicurezza delle strutture che nella libertà dello Spirito e il ridurre la concretezza dell’Amore che Gesù ci ha rivelato ad una pura astrazione o a sterili intimismi. Solo una Chiesa umile, disinteressata e colma dello Spirito delle beatitudini potrà presentarsi fiduciosa e piena di speranza di fronte al suo Signore.

Preghiamo

Porgi l'orecchio, Signore, alle mie parole:
intendi il mio lamento.
Sii attento alla voce del mio grido,
o mio re e mio Dio,
perché a te, Signore, rivolgo la mia preghiera.
Salmo 5


Martedì 22 marzo

Sì alle relazioni nuove generate da Gesù Cristo

Gb 16,1-20; Sal 118 (119), 161-168; Tb 11,5-14; Mt 26,1-5

Terminati tutti questi discorsi Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi sapete che fra due giorni è la Pasqua e il Figlio dell’uomo sarà consegnato per essere crocifisso». Allora i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, che si chiamava Caifa, e tennero consiglio per catturare Gesù con un inganno e farlo morire.(Mt, 26,1-4)

Quante meschinità mascherate dietro la ricerca di un “bene superiore”. Quante volte dietro “l’interesse pubblico” si nasconde un “interesse privato”. Nessun interesse che si possa dire buono può nuocere alla vita e alla dignità dell’uomo. Nessun “bene comune” che sia veramente tale si serve di mezzi illeciti o ambigui. Dice papa Francesco: «L’ossessione di preservare la propria gloria, la propria “dignità”, la propria influenza non deve far parte dei nostri sentimenti. Dobbiamo perseguire la gloria di Dio e questa non coincide con la nostra. La gloria di Dio che sfolgora nell’umiltà della grotta di Betlemme o nel disonore della croce di Cristo ci sorprende sempre». L’amore umile riconosce il bene e sceglie la comunione per raggiungerlo.

Preghiamo

Signore, non si esalta il mio cuore
né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi
né meraviglie più alte di me.
lo invece resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l’anima mia.
Salmo 131


Mercoledì 23 marzo

Sì alle relazioni nuove generate da Gesù Cristo

Gb 42,1-10a; Sal 118 (119),169-176; Tb 13,1-18; Mt 26,14-16

Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo. (MT 26,14-16)

Ecco che Giuda smette di essere discepolo, rientra nei “ranghi”, si chiude alla novità del Vangelo per tornare a sicurezze più famigliari, ma mortifere. Anche noi corriamo lo stesso rischio. Dice papa Francesco: «L’umanità del cristiano è sempre in uscita. Non è narcisistica, autoreferenziale. Quando il nostro cuore è ricco ed è tanto soddisfatto di se stesso, allora non ha più posto per Dio. Evitiamo, per favore, di “rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli”. Il nostro dovere è lavorare e lottare per rendere questo mondo un posto migliore. La nostra fede è rivoluzionaria per un impulso che viene dallo Spirito Santo».

Preghiamo

Nella prosperità l’uomo non dura:
è simile alle bestie che muoiono.
Questa è la via di chi confida in se stesso,
la fine di chi si compiace dei propri discorsi.
Come pecore sono destinati agli inferi,
sarà loro pastore la morte;
scenderanno a precipizio nel sepolcro,
svanirà di loro ogni traccia,
gli inferi saranno la loro dimora.
Salmo 49


TRIDUO PASQUALE
LA FORZA DELLA TENEREZZA

A volte sentiamo la tentazione di essere cristiani mantenendo una prudente distanza dalle piaghe del Signore. Ma Gesù vuole che tocchiamo la miseria umana, che tocchiamo la carne sofferente degli altri. Aspetta che rinunciamo a cercare quei ripari personali o comunitari che ci permettono di mantenerci a distanza dal nodo del dramma umano, affinché accettiamo veramente di entrare in contatto con l’esistenza concreta degli altri e conosciamo la forza della tenerezza.
(E.G. 270)


Giovedì 24 marzo

La forza della tenerezza

Gn 1,1-3,5.10: 1Cor 11,20-34; Mt 26,17-75

Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: «È vero, anche tu sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce!». Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell'uomo!». E subito un gallo cantò.
E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte».
E, uscito fuori, pianse amaramente.
(Mt, 26,17-75)

«Non conosco quell’uomo»: forse mai frase più vera usci dalla bocca di Pietro. Era quello l’uomo in cui aveva messo tutte le sue speranze? Un uomo deriso, umiliato, trascinato davanti al Sinedrio come un reietto. Dov’era il suo “Rabbi” acclamato dalle folle entusiaste della sua predicazione? Dov'era il grande taumaturgo capace dei miracoli più stupefacenti? Dov'era colui che era inneggiato come Figlio di Davide? Ora quell’uomo era solo, abbandonato dai suoi, nelle mani degli avversari, ma pronto ancora a stupire con il gesto del perdono. Unico gesto che può restituire dignità all’uomo. Unico gesto che può riconciliarci con noi stessi.

Preghiamo

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito salito.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso
Salmo 50


Venerdì 25 marzo

La forza della tenerezza

giorno aneucaristico

Is 49,24-50,10; Sal 21 (22); Is 52,13-53,12; Mt 27,1-56

Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce.(Mt, 27,32)

La croce non è qualcosa che si sceglie. Non ha nulla a che fare con l’infinita varietà di pendagli, di diversa fattura e materiale, che attirano il nostro sguardo dalle vetrine dei negozi di articoli religiosi. Qualcun altro la carica sulle nostre spalle. A volte siamo costretti a portarla, senza poterla in alcun modo rifiutare. Ma anche quando la vita ci vede vittime di questo sopruso, rimane uno spazio di libertà donatoci dall’Amore: quello di trasformare un tempo di dolore in uno spazio di fraternità. Questa è la vera potenza della Pasqua.

Preghiamo

Ecco, com’è bello e com’è dolce
che i fratelli vivano insieme!
È come olio prezioso versato sul capo,
che scende sulla barba, la barba di Aronne,
che scende sull’orlo della sua veste.
E come la rugiada dell’Ermon,
che scende sui monti di Sion.
Perché là il Signore manda la benedizione,
la vita per sempre.

Salmo 131


Sabato 26 marzo

La forza della tenerezza

giorno aneucaristico

Dopo il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Magdala e l'altra Maria andarono a visitare la tomba. Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. L'angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto»(Mt 28,1-6a)

La Galilea. Luogo degli albori della sequela.Ma anche per i primi discepoli, il luogo degli affetti, della quotidianità, dell'ordinario. È là che la potenza della Pasqua vuole irrompere con la sua carica innovatrice. È là che il discepolo deve accogliere il suo Signore, facendo esperienza di un Amore che può far "nuove tutte le cose". È là che, come dice Francesco, il discepolo può vivere la beatitudine: «scommessa laboriosa, fatta di rinunce, ascolto e apprendimento i cui frutti si raccolgono nel tempo, regalandoci una pace incomparabile». Solo se incontriamo il Risorto in "Galilea" tutta la nostra vita potrà essere vissuta con gli stessi sentimenti di Cristo Gesù.

Preghiamo

Non temere, perché io ti ho riscattato,
ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni.
Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
Aprirò anche nel deserto una strada,
immetterò fiumi nella steppa.
Is 43,1a.19


Pasqua di risurrezione

PASQUA DI RISURREZIONE
L'AZIONE MISTERIOSA DEL RISORTO

La sua risurrezione non è una cosa del passato; contiene una forza di vita che ha penetrato il mondo. Dove sembra che tutto sia morto, da ogni parte tornano ad apparire i germogli della risurrezione. È una forza senza uguali. È vero che molte volte sembra che Dio non esista: vediamo ingiustizie, cattiverie, indiferrenz e crudeltà che non diminuscono. Però è altrettanto certo che nel mezzo dell'oscurità comincia sempre a sbocciare qualcosa di nuovo, che presto o tardi produce un frutto. Questa è la forza della risurrezione e ogni evangelizzatore è uno strumento di tale dinamismo.
(E.G. 276)


Domenica 27 marzo

L'azione misteriosa del risorto

At 1,1-8a; Sal 117(118); 1Cor 15,3-10a; Gv 20,11-18

Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove l'hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» che significa «Maestro!».
(Gv 20,15-16)

È bastato un nome pronunciato con amore affinchè cambiasse lo scenario. Quello che prima era luogo di dolore diventa un luogo di speranza. L'appello di Gesù risveglia in Maria la memoria grata di un legame che custodisce la promessa di una vita buona. Quell'appello si presenta come sorprendente, venuto a stravolgere il mondo così come Maria lo conosceva. Quella chiamata da sola è capace di riscrivere la realtà di Maria aprendola ad un'esperienza inaspettata: la vita ha avuto il sopravvento sulla morte. Per questo a leio è affidato il primo annuncio. A lei, prima custode dello sguardo nuovo che il Risorto è venuto a portare.

Preghiamo

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele: «Il suo amore è per sempre».
La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita.
E annuncerò le opere del Signore.
La pietra scartata dai costruttori
È divenuta pietra d'angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Salmo 117