60esimo Parrocchia 17.11.1963-17.11.2023

c) Anche attraverso l’incomprensione

Gli elementi finora ricordati sono solo alcuni cenni per descrivere la sequela di Gesù grazie alla quale Pietro ed i discepoli imparano nel tempo il suo modo di pensare e di sentire. Per loro si tratta di una "avventura" sempre aperta. Essi non la possono mai tenere sotto controllo. Quante volte si devono rendere conto di non aver compreso! Quante volte cercano di ridurre la novità di Cristo ad un loro “pensiero”, invece di aprirsi al “pensiero di Cristo”!

In questa ottica la figura di Pietro è particolarmente emblematica della difficoltà vissuta dai discepoli per entrare nel pensiero di Cristo, soprattutto per scoprire la sua singolare persona e la sua missione. Lo si coglie bene in rapporto ai tre annunci della passione con cui Gesù, dopo l’episodio di Cesarea di Filippo, introduce poco per volta i discepoli nel mistero del suo destino di passione, morte e resurrezione. Ogni volta la reazione dei discepoli segnala la non comprensione delle parole di Gesù e il loro attestarsi su logiche umane, mondane. Al primo annuncio della passione segue la reazione scandalizzata di Pietro (cfr. Mt 16,22-23); al secondo, la discussione su chi è il più grande (cfr. Mt 18,1-5); al terzo, la richiesta di Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, circa il poter sedere alla destra e alla sinistra di Gesù (cfr. Mt 20,20-28).

Soprattutto la reazione di Pietro al primo annuncio della passione, subito dopo averlo riconosciuto come il Cristo, mette in luce una logica che obietta a quella di Dio e del suo disegno di salvezza: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai» (Mt 16,22). La confessione di fede deve misurarsi con la realtà di Gesù e del suo cammino verso la croce, pena il ridurre la figura del Maestro ad una propria immagine. La risposta dura di Gesù evidenzia la posta in gioco: «Và dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!» (Mt 16,23 crf. Mc 8,33).

[È interessante notare che il verbo phronein ricorre anche in Mc 8,33 (parall. Mt 16,23). Il contesto è quello del primo annuncio della morte e risurrezione del Cristo, che Gesù fa ai discepoli nel territorio di Cesarea di Filippo. A Pietro che contesta questa prospettiva, Gesù risponde così: «Tu non pensi secondo Dio (ou peronei ta tou Theo) ma secondo gli uomini». Anche in questo caso il verbo assume il significato che gli è proprio e indica un modo di intendere le cose a partire da una visione globale di cui si ha coscienza e che riguarda l’intero reale e la situazione particolare posti in relazione con l’opera di Dio. In questo caso, l’avvio del cammino verso Gerusalemme e quindi verso gli eventi pasquali nel quadro della missione di salvezza che il Figlio ha ricevuto dal Padre e sta compiendo nella potenza dello Spirito Santo].

Pietro è qui chiamato “satana”, ossia colui che cerca di distogliere Gesù dall’obbedienza a Dio (cfr. l’episodio delle tentazioni di Gesù nel deserto, Mt 4,1-11); è la pietra di inciampo, scandalo, che non pensa secondo Dio, ma secondo gli uomini, secondo una mentalità mondana. Tuttavia, anche queste parole di Gesù stanno all’interno della sua preoccupazione educativa: dicendo «Và dietro a me, Satana», Gesù svela il fraintendimento radicale di Pietro, che ha abdicato al suo ruolo di discepolo, e lo riconduce al suo posto, “dietro di Lui”, spronandolo ad entrare nella “logica”, nel “pensiero” stesso di Dio che Gesù manifesta con la sua radicale obbedienza.

Pietro e gli altri discepoli dovranno capire che Gesù è determinato dall’obbedienza al Padre e dalla missione da Lui ricevuta. Questa si svolge nella forma del servo (cfr. Fil 2,6-8; Is 53,12), come Gesù stesso afferma, dopo il terzo annuncio della passione, contrastando la logica di ‘potere’ dei fratelli Giacomo e Giovanni «Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10,45; cfr. Mt 20,28). Emblematicamente, l’evangelista Luca pone la discussione su chi sia il più grande all’interno del racconto stesso della passione , subito dopo le parole sul pane e sul vino e l’annuncio del tradimento di Giuda (cfr. Lc 22,24-27): l’incomprensione dei discepoli si manifesta proprio nel momento in cui Gesù offre se stesso fino alla fine! Assimilare il pensiero ed i sentimenti di Cristo è un processo di conversione.

d) La resistenza a lasciarsi salvare.

L’episodio della lavanda dei piedi raccontato dall’evangelista Giovanni nel momento in cui Gesù «avendo amato i suoi che erano nel mondo li amò fino alla fine» (Gv 13,1), dice in modo drammatico che cosa implichi avere gli stessi sentimenti di Cristo (cfr. Gv 13,1-20). La reazione impetuosa di Pietro che, per amore a colui che è Signore e Maestro (cfr. Gv 13,13-14), ostinatamente per due volte rifiuta di farsi lavare i piedi, provoca il “non far parte” di Cristo (cfr. Gv 13,8), in qualche modo un prendere le distanze dalla sua persona. La sproporzione del gesto di Gesù è imponente ma, anche se provoca l’incomprensione, serve a renderlo esplicito nel suo valore simbolico di dono totale di sé, di offerta della vita. Per questo è assolutamente decisivo “farsi lavare i piedi” dal Signore, accettare di essere salvati da Lui, rinunciando alla propria misura. La domanda che Gesù pone ai discepoli: «Capite quello che ho fatto per voi?» e la spiegazione che dà (cfr. Gv 13,12ss.) chiedono di entrare nella logica di una dedizione totale. È l’amore del Padre che dona tutto il suo significato all’”opera” redentrice di Gesù, alla sua passione, morte e resurrezione.