60esimo Parrocchia 17.11.1963-17.11.2023

Lasciarsi abbracciare da questo amore è la prima mossa per quella conversione, che consenta di assumere il pensare ed il sentire di Cristo.

La stessa difficoltà viene manifestata da Pietro subito dopo. Alla parola di Gesù circa l’impossibilità di seguirlo ora, egli controbatte: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!» (Gv 13,37). La risposta di Gesù: «Darai la tua vita per me?» (Gv 13,38), seguita dall’annuncio del triplice rinnegamento, suggerisce che prima di voler dare la vita per Cristo è necessario accettare che Cristo dia la vita per noi, compia fino in fondo la sua missione di salvezza.

e) «Mi ami?»

Il cammino di Pietro diretto a Gesù, con tutta la sua dinamica di cambiamento e di continuo paragone con il pensiero ed i sentimenti di Cristo, trova il suo vertice nell’episodio dell’incontro con il Risorto (cfr. Gv 21,15-19). La triplice domanda di Gesù a Pietro: «Mi ami?», anzitutto provoca il primo degli apostoli e fa emergere dal suo cuore quell’amore reale che ha per Cristo e che con dolore, riafferma (cfr. Gv 21,17); in secondo luogo, aiuta Pietro a capire qualcosa di più di Cristo, a pensare se stesso in rapporto a Lui in modo nuovo. In questo testo si documenta la chiave di volta di una concezione nuova dell’uomo, nel suo rapporto con se stesso, con gli altri, con il creato e con Dio. Il riconoscimento dell’amore, dell’affezione («tu lo sai che ti voglio bene») è la scaturigine di una posizione morale nuova. Nella domanda di Gesù Pietro capisce che tutto in lui tende a Cristo, a tal punto che perfino il limite, addirittura il rinnegamento, non costituisce ultimamente un’obiezione. L'abbandono amoroso di Pietro all'abbraccio del Risorto lascia intravvedere la scoperta del volto del Padre che si manifesta in Gesù come misericordia. Qui il "pensiero e i sentimenti di Cristo" si svelano fino in fondo.

L’episodio del capitolo 21 del Vangelo di Giovanni costituisce il culmine del rapporto tra Pietro e Gesù: solo ora, veramente, Pietro può seguirlo («Seguimi», Gv 21,19) sulla stessa strada, che Gesù chiaramente gli indica (cfr. Gv 21,18). Nel riconoscimento di un amore che sfonda il limite, Pietro è pronto a seguire Cristo fin al martirio e a prendersi cura del suo gregge. La feconda maturità del discepolo Pietro mostra qui il nesso indisgiungibile tra il “si” a Cristo («tu lo sai che ti voglio bene») e la missione affidatagli («pasci i miei agnelli»).

f) Sentire con Cristo nella Chiesa

Il cammino della sequela di Cristo da parte di Pietro e degli altri discepoli continua nell’edificazione della comunità dopo la Pasqua e nell’apertura alla missione con la forza dello Spirito che Cristo ha promesso di donare alla sua Chiesa, quello Spirito della Verità di cui Gesù ha detto: «Lui vi insegnerà ogni cosa e ci ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26; cfr. anche 16,13ss.). Lo Spirito Santo, primo dono di Cristo risorto ai credenti, viene effuso sugli apostoli e sulla Chiesa perché la comunità cristiana venga ogni giorno educata sempre più profondamente ad aprirsi al pensiero di Cristo, ad entrare in profondità nel mistero della sua persona, ad avere il suo stesso sentire. Gli Atti degli Apostoli documentano questo sviluppo del pensiero di Cristo tra i credenti, quando la nascente comunità cristiana deve affrontare situazioni nuove e domande inedite, poste dalle circostanze storiche. Il testo non nasconde le difficoltà, ma in modo franco e sincero descrive un cammino non sempre immediato e facile, a volte drammatico, per crescere in una comune visione della realtà, quella che nasce dalla fede in Cristo. Il racconto lucano mostra come siano le diverse circostanze e situazioni, spesso imprevedibili, a porre interrogativi ai discepoli, a condurli, nell’obbedienza allo Spirito, a verificare il cammino della comunità, a operare scelte a partire dalla luce nuova che viene dalla Pasqua.

In questo primo sviluppo della comunità cristiana, l’apostolo Pietro emerge come la colonna fondamentale, colui che accompagna i fratelli nella fede a cogliere i suggerimenti che lo Spirito offre attraverso i fatti che accadono, di cui lui per primo si sorprende.

Emblematica, a tale riguardo, e decisiva anche per lo sviluppo che ne sarebbe derivato, è la vicenda dell’apertura ai pagani del Vangelo e della loro accoglienza nella comunità cristiana nata in ambito giudaico. L’episodio del centurione romano Cornelio, battezzato da Pietro insieme a tutta la famiglia, presso la quale l’apostolo si ferma alcuni giorni (cfr. At 10,1-11,18), è paradigmatico dell’apertura e della docilità allo spirito che guida alla comprensione della persona di Cristo e della sua missione salvifica. Giustificando la sua condotta a Gerusalemme, Pietro rimanda al dono dello Spirito sceso su Cornelio e gli altri familiari (cfr. At 10,45) e alla fede nel Signore Gesù come il principio di una nuova unità; «Se dunque Dio ha dato lo stesso dono che ha dato a noi, per aver creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?» (At 11,17); ciò suscita la meraviglia degli altri apostoli e fratelli che così riconoscono la dimensione universale della salvezza operata da Cristo: «Dunque anche ai pagani Dio ha concesso che si convertano perché abbiano la vita!» (At 11,18). La fraternità in Cristo rende possibile un’accoglienza senza confini.

Sempre Pietro, nel momento della controversia scoppiata ad Antiochia a proposito della necessità o meno della circoncisione per i cristiani non provenienti dal giudaismo (cfr. At 15,1-6), guiderà la comunità cristiana di Gerusalemme a comprendere che solo la grazia del Signore Gesù è fonte di salvezza per ogni uomo, affermando con forza: «Noi crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati, così come loro» (At 15,11), riconoscendo così in Gesù l’unico mediatore della salvezza di Dio, per giudei e pagani.