60esimo Parrocchia 17.11.1963-17.11.2023

foto di gruppo

Il tempo dell’attesa è concluso, Gesù il Salvatore è nato!

Ogni anno nel rivivere la natività mi piace immaginare la scena che la tradizione ci ha consegnato attraverso il presepio: Maria, la donna del sì, che ha accolto nel suo grembo il Salvatore è vicina a Giuseppe, l’uomo giusto e pio che ha aperto il cuore al misterioso disegno di Dio; entrambi guardano Gesù bambino nella mangiatoia che si sente accolto e amato dai suoi genitori. Egli è guardato da Maria e Giuseppe ed ora è guardato da tutti noi che accogliamo commossi e gioiosi il suo sguardo di bimbo, stupiti dalla sua innocente bellezza, la bellezza del Figlio di Dio fatto uomo.

Ecco perchè l’incarnazione di Gesù è ogni anno motivo di grazia e gioia, letizia e speranza, che ci fa riunire attorno al presepe come una grande famiglia.

Siamo entrati nell’Avvento, il tempo dell’attesa. Ogni anno la liturgia ci invita a vivere e meditare il mistero dell’incarnazione.

L’Avvento nel suo significato più ovvio e naturale è la preparazione immediata alle festività natalizie, nelle quali la Chiesa commemora il ricordo della prima venuta di Cristo Salvatore degli uomini, nell’umiltà della nostra condizione umana. Tuttavia le letture bibliche della prima domenica di Avvento offrono alla nostra riflessione anche il tema della seconda venuta di Gesù, quando tornerà nella gloria alla fine dei tempo e la storia degli uomini si concluderà.

Questo periodo ci suggerisce allora atteggiamenti interiori del tutto particolari come l’attesa, la fiducia, la speranza e insieme è occasione per rivedere la nostra vita cristiana alla luce dell’incontro definitivo con Gesù salvatore, il fine della nostra esistenza.

Primo piano di Giovanni Calastri, sullo sfondo il Duomo di Milanoda L'Amico della Famiglia di settembre 2015

"La veste ambrosiana che ho indossato è segno che la mia vocazione si fa sempre più definitiva"

Inviati da Cristo per l'an­nuncio del Vangelo, ab­biamo un messaggio da trasmettere, che si esprime sia con le parole, sia anche con i segni esterni, soprattutto nel mondo odierno che si mo­stra così sensibile al linguaggio delle immagini. L'abito ecclesia­stico ha un particolare signifi­cato: per il seminarista esso ha principalmente il carattere di segno, che lo distingue dall'am­biente secolare nel quale vive [...]. L'abito, pertanto, giova ai fini dell'evangelizzazione ed in­duce a riflettere sulle realtà che noi rappresentiamo nel mondo e sul primato dei valori spiri­tuali che noi affermiamo nell'esistenza dell'uomo.