1) Immedesimarsi con Gesù
In questa prospettiva lasciarsi educare al pensiero di Cristo chiede di immedesimarsi con il pensare e il sentire di Cristo, con il suo modo di guardare e abbracciare la realtà. Il “sentire” fondamentale di Cristo, espresso nella prima parte dell'inno della Lettera ai Filippesi (cfr. Fil 2,5-8), è determinato dalla sua obbedienza filiale al Padre, dal vivere ogni circostanza come missione da svolgere per la nostra salvezza.
La frase in questione è tradotta dalla CEI così «Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù». Andrebbe letteralmente tradotta così: «Abbiate in voi quel modo di sentire che è proprio di chi è in Cristo Gesù». Il verbo greco phronein rinvia al sostantivo phren (plurale più usato: phrenes) che indica il diaframma. Nel mondo greco-ellenistico il diaframma, che regola il modo e la forza del respiro, fu molto presto considerato sede di attività intellettuale e psichica, come espressione di unità psicosomatica dell'uomo. In Omero significa "interno" dell'uomo, cioè senso, animo, senno, coscienza, mente e simili. Si contrappone a thymos che si riferisce invece all'emozione e all'impulso. La phronesis si affianca alla sophia ed è inseparabile. Rispetto alla seconda ha una connotazione più pratica. Soprattutto esprime la dimensione sempre etica del sapere e del comprendere umano. Essa aiuta l'uomo nel conflitto tra bene e male. Per Socrate la phronesis è dominio del bene sull'anima. È strettamente connessa con il nous: insieme costituiscono il dono divino che fa del filosofo e dell'uomo di stato un vero legislatore. Un sapere dunque che rifluisce a beneficio della società; un sapere che unisce la sfera intellettiva a quella pratica e specificamente sociale nella linea della elaborazione delle leggi, avendo presente la dimensione religiosa e la dimensione etica.]
Gesù Cristo guarda e legge gli avvenimenti nella prospettiva del Padre e del suo disegno d'amore sulla storia della famiglia umana. Il criterio per valutare la realtà nelle sue varie dimensioni viene dato ai credenti da una nuova logica, da un nuovo modo di pensare commisurato all'essere “in Cristo” (cfr. GaI 1,22; 3,28; Rm 8,1; 16,17; 1 Cor 1,30).
2) Spalancati al mondo
L'incontro con Cristo, pertanto, spalanca ad ogni altro incontro e rende capaci di affrontare ogni situazione secondo questa nuova mentalità che scaturisce da Lui. Gesù, infatti, non può in alcun modo essere confinato in un angolo privato della propria esistenza e nemmeno essere considerato come una realtà “in più”: da aggiungere ai numerosi doveri e interessi che ci impegnano.
Sentire con Cristo è la sorgente di una cultura, capace di promuovere tutto l'umano, cioè l'uomo nella sua integralità, e tutti gli uomini, senza esclusione alcuna.
b) Pensare Lui attraverso tutte le cose
San Massimo non si accontenta di spiegare l'affermazione di Paolo come il pensare secondo Cristo. Con geniale profondità egli continua affermando che avere il pensiero di Cristo implica anche pensare Cristo stesso attraverso tutte le cose,nessuna esclusa. Ciò significa che ogni circostanza ed ogni rapporto, in tutta la loro drammaticità carica di tensioni e di prove, sono occasione provvidenziale per scoprire la ricchezza inesauribile del mistero di Cristo che, lo ripeto, chiede un'apertura a 3600 verso tutto e verso tutti: il campo è il mondo! [Cfr. A. SCOLA, Il campo è il mondo. Vie da percorrere incontro all'umano, Centro Ambrosiano, Milano 2013.]
1) Gesù all'origine di tutto e il "culto" cristiano
Come è possibile questo? Anzitutto quel Gesù di Nazareth che i primi discepoli hanno incontrato sulle rive del Giordano lasciando ogni cosa per seguirLo, è colui nel quale «furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili ( ... ). Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui» (Col 1,16). Pertanto non vi è nulla nel reale che sia estraneo a Gesù Cristo e tutto ci parla di Lui.