60esimo Parrocchia 17.11.1963-17.11.2023

Per questo il culto cristiano non è riducibile a riti, ma si attua in pienezza con il vivere tutta l'esistenza “in Cristo”: L'Apostolo delle genti, in un passaggio della Lettera ai Romani, lo illustra bene. Mi riferisco al celebre passaggio del capitolo 12: «Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12,1-2). Offrire il proprio corpo indica qui la totalità dell'esperienza umana [Cf. BENEDETIO XVI, Sacramentum Caritatis 70-71.] Culto spirituale, come ci spiega la più avveduta esegesi, vuoi dire culto “umanamente conveniente”: Affidarsi a Gesù, con l'aiuto della Vergine e dei Santi, dall'interno di ogni circostanza, favorevole o avversa, di ogni rapporto, amico o nemico, instaura già da quaggiù un esaltante rapporto con l'Eterno. [Va notato che la formula «il vostro culto spirituale» traduce qui il greco: «Iogike latreia hymon», cioè il vostro culto logico, secondo la logica delle cose, che deriva per logica da ciò che è stato detto finora, cioè dalla rivelazione dell'evangelo che costituisce il cuore della Lettera ai Romani (cfr. Rm 1,16). Quindi il culto che si conviene, che è giusto ma che è anche nuovo e quindi diverso. È un culto che non si rinchiude nei contesti sacra li, nei luoghi del rito, anche se non li esclude, ma che, proprio nella logica della rivelazione evangelica, abbraccia l'intera vita e si configura come un modo di porsi dentro il mondo. Non per nulla chiama in causa il corpo, cioè la dimensione corporea della persona, grazie alla quale ci si rapporta liberamente e coscientemente alla realtà tutta intera.]

2) La "forma" di Cristo, non lo "schema del mondo"

Constatiamo ogni giorno come questo “culto spirituale”: cioè l'offerta della nostra vita in Cristo, con Cristo e per Cristo, non sia automatico. Per questo Paolo, con profondo realismo, ammonisce i cristiani che sono nel mondo a non conformarsi alla mentalità del mondo o, come suggerisce il verbo greco, a non lasciare che sia il “mondo” a conformarci al suo “schema”: Non ci si può conformare al mondo quando propone schemi distruttivi nei confronti delle singole persone, della famiglia umana e della stessa creazione.

Essi provengono, come l'evangelo paolino ha mostrato, dall'enigma originario del peccato dell'uomo, dal suo cuore ferito e smarrito che rimane esposto alla seduzione della affermazione di sé a scapito di tutto e di tutti (cfr. Rm 3,9-18;5,12-21; 14-25).

Assecondare l'incontro con Cristo, mettersi alla sua sequela, comporta una permanente conversione (metanoia), vale a dire un cambiamento di mentalità per assumere sempre di più la persona e l'esistenza di Cristo come criterio del proprio pensare ed agire.

Si precisa così meglio in che cosa consista il culto spirituale. Tutta l'esperienza del vissuto umano, nelle sue varie dimensioni, entra nella stessa sfera liturgica acquistando una dignità straordinaria.

Lo mostra il nesso tra Eucaristia e carità documentato da tanti santi.

c) Pensare e sentire insieme

Il libro degli Atti degli Apostoli mette poi in evidenza come l'educarsi a pensare secondo Cristo e a pensare Lui attraverso le cose, non sia opera individuale, ma esercizio di comunione con i fratelli nel Signore Gesù. San Paolo richiama questa dimensione della vita cristiana - l'essere con, l'essere in comunione - quando, a conclusione della sua seconda lettera ai Corinti, scrive: «Per il resto, fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell'amore e della pace sarà con voi» (2 Cor 13,11).

Sentire con Cristo implica sempre un sentire con la Chiesa, in intima unione con il popolo santo di Dio, ma ciò esalta le diverse sensibilità, i diversi carismi e ministeri presenti nella comunità ecclesiale. È questo il criterio della pluriformità nell'unità, vera e propria legge della communio. In definitiva, pensare e sentire con Cristo è l'opera dello Spirito Santo in noi che ci introduce nel mistero d'amore del Dio trinitario. La "logica" del culto cristiano che abbraccia l'intera esistenza diventa mendicanza dello Spirito (cfr. Rm 5.5).