Liturgia - proposta diocesana per approfondire e valorizzare alcuni aspetti della celebrazione
L’ultimo intervento dell’assemblea nella preghiera eucaristica è l’amen conclusivo. Questa parola ebraica, attestata in tutta la Sacra Scrittura, Antico e Nuovo Testamento, è messa sulle labbra dei fedeli perché possano manifestare la loro adesione di fede alle parole del sacerdote e all’opera di Dio evocata in quelle parole. Nel caso specifico, l’amen che chiude la preghiera eucaristica, è da considerarsi un atto di fede nel sacramento dell’eucaristia e un atto di adorazione rivolto a Gesù, l’Amen di Dio, che anticipa sulla terra l’amen cantato nella liturgia celeste. Ecco perché la sua esecuzione in canto da parte di tutto il popolo di Dio è da considerarsi la sua migliore modalità celebrativa.
IV Domenica di Quaresima (11 marzo 2018) L'Amen al termine della Preghiera Eucaristica"
Leggi tutto: "I SANTI SEGNI”(3) per meglio comprendere la Celebrazione Eucaristica
Dopo il Santo, il secondo intervento dell’assemblea nella preghiera eucaristica è costituito dall’acclamazione che segue il «Mistero della fede» del sacerdote. Nei tre testi a scelta previsti dall’ultima riforma liturgica, in forme diverse, i fedeli dichiarano che l’eucaristia è la memoria efficace della Pasqua del Signore (la sua morte di croce e la sua risurrezione) che attiva in noi l’attesa della ultima e definitiva venuta. La terza acclamazione esplicita inoltre la richiesta che la redenzione operata da Cristo dispieghi nell’oggi della Chiesa il suo dono di salvezza. È bene che i fedeli siano educati a usare tutte e tre le acclamazioni e che le sappiano anche eseguire in canto. È bene infine che esse siano cantate o recitate stando in piedi, dopo essere stati in ginocchio in adorazione durante le parole della consacrazione del pane e del vino.
III Domenica di Quaresima (4 marzo 2018) Mistero della Fede"
Leggi tutto: "I SANTI SEGNI”(2) per meglio comprendere la Celebrazione Eucaristica
Con oggi riprendono gli approfondimenti di singole parti della messa perché la nostra partecipazione oltre che ricca di fede, attiva e devota, sia anche più consapevole di ciò che compiamo attraverso le preghiere e i riti liturgici. Presteremo attenzione ad alcuni interventi dell’assemblea nella preghiera eucaristica. Il primo è il canto del Santo, un inno di lode e un’acclamazione di giubilo, ricco di espressioni bibliche rilette in chiave eucaristica. Dall’adorazione del Dio tre volte santo si passa alla benedizione del Figlio, «che viene nel nome del Signore» per sfociare nell’Osanna, supplica di salvezza e esclamazione di giubilo, rivolta simultaneamente al Padre e al Figlio. Il canto del Santo, può essere eseguito in vari modi, ma non dovrebbe mai escludere totalmente la partecipazione di tutta l’assemblea. Nel canto del Santo, le nostri voci si uniscono a quelle degli angeli e dei santi, così che da risultare un riverbero sulla terra di ciò che si canta in cielo davanti al trono di Dio e davanti all’Agnello.
II Domenica di Quaresima (25 febbraio 2018) - Il canto del Santo, esaltazione della santità del Padre"
Leggi tutto: "I SANTI SEGNI”(1) per meglio comprendere la Celebrazione Eucaristica
VI Domenica dopo l'Epifania (12 febbraio 2017) - L'invocazione "O Signore non sono degno"
Le parole che la liturgia ci invita a pronunciare poco prima di accostarsi alla Comunione sono un'ultima invocazione alla misericordia di Dio: "O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma di soltanto una parola ed io sarò salvato". Richiamano le parole di Gesù al centurione di Cafarnao. La meraviglia e la gratitudine per la possibilità offerta di "fare comunione" con il Signore della gloria si fondono con l'umile riconoscimento della propria indegnità e del proprio peccato. Nessuno può meritare un dono così grande. Siamo beati perchè invitati per grazia alla mensa del Signore.
Leggi tutto: "I SANTI SEGNI”(3) per meglio comprendere la Celebrazione Eucaristica
V Domenica dopo l'Epifania - l'atto penitenziale
Subito dopo l’inizio della Santa Messa i fedeli, insieme al sacerdote, compiono l’atto penitenziale, con il quale, davanti a Dio e alla comunità, si riconoscono peccatori e si affidano alla divina misericordia.
Confessando con umiltà il proprio peccato e invocando la grazia del perdono, essi manifestano il loro sincero pentimento e si dispongono a vivere l’intera celebrazione eucaristica (dalla preghiera all’ascolto della Parola; dalla consacrazione alla comunione) con l’animo purificato.
Leggi tutto: "I SANTI SEGNI”(2) per meglio comprendere la Celebrazione Eucaristica
Domenica della Santa Famiglia di Nazareth - Il segno della croce con l'acqua santa
Tutta la Messa è un inno alla divina misericordia. Preghiere e canti, silenzi e parole, segni e gesti annunciano che Dio è «misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà» (Es 34, 6) e invocano da lui la grazia del perdono e la liberazione dal male e dal peccato.
La prima scheda è dedicata al segno di croce con l’acqua benedetta che, facendo memoria del battesimo, purifica il nostro spirito e ci prepara all’incontro con Dio.
Leggi tutto: "I SANTI SEGNI”(1) per meglio comprendere la Celebrazione Eucaristica
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I Segni | data |
I TRE SEGNI DI CROCE
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Benedizione finale
La celebrazione dell’Eucaristia termina con la benedizione, che riceviamo attraverso il segno di croce. Il sacerdote proclama: “Vi benedica Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito santo” tracciando sull’assemblea il segno della croce. La benedizione di Dio, che è potenza di vita e di beatitudine, viene dalla croce del Signore ed è riflesso dell’amore trinitario. La riceviamo alla fine della Messa, mentre ci disponiamo a uscire dalla chiesa e a riprendere la nostra vita quotidiana. Questa benedizione ci accompagnerà, ci sosterrà, ci consolerà e ci guiderà.
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27/01/2016 |
Signatio al Vangelo
Il secondo segno di croce si compie nella celebrazione dell’Eucaristia al momento della proclamazione del Vangelo. Il sacerdote o il diacono traccia un segno di croce sulla pagina del Vangelo mentre lo annuncia e poi traccia lo stesso segno di croce sulla propria fronte, sulle proprie labbra e sul proprio petto. Tutti gli altri fedeli compiono lo stesso gesto insieme con lui. Esprimiamo così la convinzione che la croce è il centro e il riassunto di tutto il Vangelo. Manifestiamo inoltre il desiderio che la Parola del Vangelo penetri la nostra mente, luogo dell’intelligenza e della memoria; sia sempre presente sulle nostre labbra, strumento vivo della nostra reciproca comunicazione; e si radichi profondamente nel nostro cuore, centro interiore dei nostri sentimenti e delle nostre decisioni
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20/01/2016 |
Inizio celebrazione
Dopo aver ricordato il valore dei tre silenzi, l’importanza dei gesti con cui riceviamo il corpo del Signore nella comunione e il significato delle tre elevazioni del pane e del vino, vogliamo ora fissare l’attenzione sul segno di croce, che facciamo all’inizio della Messa, alla proclamazione del Vangelo e al momento della benedizione finale. Il segno di croce è una professione di fede vera e propria, racchiusa in un gesto semplice e straordinario. La croce che tracciamo sul nostro corpo e le parole che pronunciamo richiamano i due misteri principali della nostra fede: la Pasqua del Signore e la santa Trinità. Con questo gesto ci dichiariamo cristiani, ricordando il nostro Battesimo, e insieme consegniamo all’amore onnipotente di Dio ogni azione che iniziamo. Questo vale in modo particolare per la celebrazione dell’Eucaristia.
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13/01/2016 |
I Segni | data |
LE TRE "ELEVAZIONI" DEL PANE E DEL VINO
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Dossologia ("Per Cristo, con Cristo, in Cristo...")
Questa la consapevolezza che matura col gesto dell’elevazione del pane e del vino alla preghiera eucaristica, accompagnata dalla dossologia. La terza elevazione del pane e del vino si compie a conclusione della Preghiera Eucaristia, quando viene proclamata la solenne acclamazione finale, detta dossología. Essa è introdotta dalla formula: “Per Cristo, con Cristo e in Cristo”. A differenza di quanto avviene dopo la consacrazione, il pane e il vino consacrati sono qui elevati insieme. Qual è il valore di questa terza elevazione? Ci rende consapevoli che solo unita a Gesù Cristo la Chiesa può elevare un vero culto alla gloria di Dio; unisce il sacerdozio ministeriale e quello battesimale nell’unica acclamazione di lode; diventa appello pressante ad accostarci alla mensa del Signore, per essere una sola cosa con lui e tra di noi.
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27/09/2015 |
Consacrazione-elevazione
Dopo aver richiamato l’attenzione dei fedeli sul «mistero della fede», questo il significato dell’elevazione del pane e del vino dopo la consacrazione. La seconda elevazione del pane e del vino nella celebrazione eucaristica avviene al momento della Consacrazione. Siamo al centro della Preghiera Eucaristica e al cuore della Messa. Come vivere questo momento? In atteggiamento di amorosa adorazione, accogliendo l’invito a riconoscere nel pane e nel vino il Corpo e il Sangue del Signore, offerti in sacrificio per la nostra redenzione. Come aiutarsi a entrare in questo atteggiamento? Attraverso il silenzio, il raccoglimento interiore, una breve invocazione personale, l’atto dell’inginocchiarsi laddove è possibile e il sentirsi Chiesa nel comune sguardo rivolto all’altare.
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20/09/2015 |
Presentazione dei doni
Col pane e il vino i fedeli portano loro stessi, riconoscono l’amore del Creatore e si dispongono a lasciare che la loro vita sia trasformata dalla comunione con Cristo. La prima avviene dopo che il pane e il vino sono stati portati all’altare. Il sacerdote li presenta al Padre innalzandoli a lui. Lo fa con gratitudine, poiché in verità essi vengono da lui come frutto della terra e soprattutto perché diventeranno il Corpo e il sangue del Signore. Sono doni ricevuti, offerti e trasformati: l’opera di misericordia di Dio si intreccia così con la nostra offerta consapevole e riconoscente.
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13/09/2015 |
I Segni | data |
I TRE GESTI DELLA COMUNIONE
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Comunione in bocca
Rispetto a quella data sulla mano, evidenzia il primato del dono di grazia di Cristo verso chi - come bambini e infermi - dipende in tutto da chi provvede per loro il cibo a tempo opportuno. Oltre che sulla mano, la Comunione può essere ricevuta direttamente in bocca, sulla lingua. Questo gesto pone in evidenza il primato del dono dell’Eucaristia, che si riceve con rispetto e a sostegno della propria fragilità. Il porgere la comunione direttamente sulla lingua assomiglia infatti al gesto di una madre o di un padre che affettuosamente imbocca un figlio piccolo anche al gesto di chi imbocca una persona inferma. La Chiesa rende così evidente la sua funzione di aiuto, di assistenza e di sostegno, mentre offre il grande dono del Corpo del Signore.
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21/06/2015 |
Comunione sulla mano
Uno dei due modi consentiti per ricevere l’Eucarestia. Il gesto esprime la dimensione della grazia elargita e insieme l’apertura senza resistenze, la disponibilità ad accogliere, la recettività umile e fiduciosa, l’adesione convinta e personale. Alla Comunione ci si accosta con fede ricevendo il pane eucaristico o sulla mano o sulla lingua. Sulla mano la Comunione si riceve presentandosi al ministro con le mani aperte una sull’altra, la mano sinistra sopra la mano destra. Il ministro presenta il pane consacrato dicendo «Il corpo di Cristo» e lo depone sulla mano sinistra. Chi lo riceve risponde Amen facendo un piccolo inchino. Quindi, rimanendo davanti al ministro o spostandosi un poco di lato, prende il pane consacrato con la mano destra e se ne ciba. Il gesto è molto semplice ma anche molto espressivo: dice apertura senza resistenze, umile disponibilità ad accogliere e sincera gratitudine per il dono ricevuto.
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14/06/2015 |
Il cammino processionale
Il suo primario valore ecclesiale è quello di rinsaldare i vincoli della carità e della comunione fraterna. Per questo il cammino processionale va compiuto concentrando l'attenzione su ciò che sta per compiersi L’Eucaristia si riceve uscendo dal proprio posto e camminando in processione verso il ministro che la distribuisce. Nella sua semplicità, questo gesto ha un duplice significato. Ci ricorda anzitutto che la vita è un cammino e l’Eucaristia è il pane del cammino. È il nutrimento per tutto l’uomo, sostegno e consolazione nella vita di ogni giorno, con le sue gioie e le sue fatiche, con le sue attese, le sue sorprese, le sue responsabilità. Ci ricorda inoltre che il cammino della vita si fa insieme. Verso l’altare si va uno dietro l’altro perché siamo un popolo in cammino, siamo la Chiesa del Signore. L’Eucaristia ci fa uno in Cristo e ci invita a custodire la comunione che riceviamo in dono.
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07/06/2015 |
I TRE SILENZI
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Il silenzio dopo la comunione
Un’opportuna sosta dedicata alla preghiera, raccomandata per favorire l’interiorizzazione del gesto appena compiuto. E il dialogo con Dio sfocia nell’affidamento a lui delle persone a noi care o delle situazioni che ci stanno a cuore. Il terzo momento di silenzio nella celebrazione Eucaristica si ha dopo la Comunione. Ricevuto il Corpo dl Signore, siamo invitati a immergerci in un dialogo interiore con lui, che ci ha fatto dono della sua presenza e ci riunisce come Chiesa. Quello dopo la Comunione è un silenzio carico di preghiera: una preghiera intima, riconoscente e fiduciosa.
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08/03/2015 |
Il silenzio dopo l'omelia
Un tempo di interiorizzazione necessario al fedele per fare proprio il dono della Parola appena ascoltata, anticipo di una riflessione più prolungata da compiere nella settimana. Richiamata l’importanza del silenzio all’inizio della celebrazione eucaristica, vogliamo oggi soffermarci sul silenzio dopo l’omelia. La liturgia invita a sostare dopo la proclamazione delle letture bibliche e la meditazione proposta nell’omelia. È un tempo di silenzio il cui scopo è quello di dilatare l’ascolto della Parola di Dio e di interiorizzarla. Nella sacra Scrittura il Signore “parla agli uomini come ad amici” (Dei Verbum, n. 2): egli ci attira a sé, ci illumina, ci conforta, ci guida, ci corregge. Il silenzio dopo l’omelia permette alla Parola di risuonare meglio in noi affinché – come accadde ai discepoli di Emmaus – il nostro cuore possa ardere d’amore e il nostro cammino possa diventare più sicuro e sereno. Rimarremo dunque seduti in silenzio per qualche istante dopo l’omelia e prima del canto dopo il Vangelo.
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01/03/2015 |
Il silenzio che precede la celebrazione
Varcare la soglia, il segno della croce, prendere posto, il silenzio esteriore ed esteriore: questi gli atti il cui significato viene approfondito nella I domenica di Quaresima 2015. Cominceremo con il silenzio, ed oggi ci soffermeremo sul silenzio che precede la celebrazione. Entrando in chiesa per la Messa domenicale, fa molto bene trovare un clima di raccoglimento, che certo può anche prevedere qualche prove di canto o qualche comunicazione discreta. Questo raccoglimento diventerà silenzio totale qualche istante prima che suoni la campana per l’inizio della celebrazione. È il silenzio che prepara la mente e il cuore di tutti, che ricorda l’importanza di quanto stiamo per fare, che dispone a ricevere con piena coscienza il grande dono della parola e della presenza del Signore. Se questo silenzio dell’inizio diventerà buona abitudine, produrrà senz’altro molto frutto.
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22/02/2015 |