di Paolo Colzani (IL CITTADINO DI MONZA E BRIANZA SABATO 21 MAGGIO 2016)
Il suo breve periodo di permanenza in Italia, che si concluderà tra pochi giorni, ha consentito nello scorso fine settimana a don Enzo Zago, 61 anni, missionario fidei donum a Blinisht, in Albania, di partecipare alla programmazione della patronale della Madonna di Fatima, compatrona della parrocchia Sant'Ambrogio di cui è originario.
Per tanti, è stata l'occasione per confrontarsi con lui sulla situazione che l'Albania settentrionale attraversa. «Da un punto di vista sociale -ha spiegato il sacerdote, che nella piccola repubblica balcanica opera dal 2007-, stiamo addirittura peggio di prima. Si è purtroppo allargata la forbice tra chi è davvero ricco e chi è davvero povero. Per giunta, i parenti che sono in Italia, che prima della crisi riuscivano ad inviare soldi a chi era rimasto da noi, oggi non sono più in grado di farlo. La vita è sempre più cara e tanti vivono di sussistenza, con la mucca e la terra».
Qualche barlume di luce comunque si intravvede: «In missione ho conosciuto tanti amici, tra cui quelli di Lecce, che ci hanno voluto come partner per progetti di sviluppo a livello europeo, che riguardano anche il Kosovo ed il Montenegro ed hanno un respiro sui venti o venticinque anni. Il nord dell'Albania è interessato per quanto riguarda turismo sostenibile, zone industriali, porti ed ambiente. L'Europa sta finanziando con milioni di euro i progetti esecutivi: per noi questa deve essere l'occasione di un cambio di passo, l'occasione per dire ai nostri giovani di non partire. Negli ultimi tempi, invece, si è verificato un vero e proprio esodo verso la Germania».
Dal punto di vista religioso, le cose non vanno meglio: «La chiesa attraversa un periodo difficile, con un vescovo morto e due in pensione. Stiamo cercando di capire dove il Signore ci sta conducendo con questa prova, mantenendo l'unione tra preti. È come se fossimo contemporaneamente in avvento ed in quaresima. C'è comunque il desiderio di cambiare: la chiesa albanese ha avuto a lungo un volto italiano, ora sta iniziando a percorrere un cammino proprio».
Prezioso appare più che mai, visto il frangente, il rapporto con la parrocchia Sant'Ambrogio, che alla realtà di Blinisht è unita da una consolidata amicizia, ormai più che ventennale: «C'è un legame di aiuto che riceviamo, che Antonio Sala ed altri tengono vivo. Sant'Ambrogio è stata una delle prime parrocchie che ha aiutato la nostra missione. Tanti sono i fiori che in questi anni sono germogliati ed altri cominciano a farlo da poco». Un nuovo viaggio con finalità umanitarie da Sant'Ambrogio a Blinisht è in programma tra qualche settimana.