La nostra missione è situata nella zona rurale/montana della Zadrima: una regione al nord dell'Albania, tra le città di Lezhe e di Scutari. Storicamente la Zadrima è arrivata ad essere una zona autosufficiente dal punto di vista agricolo/alimentare: era una zona molto ricca di acque, di boschi, di piantagioni varie (frutta, tabacco, viti...), dedita anche alla pastorizia (soprattutto pecore e capre, ma anche vacche). Anche dal punto di vista culturale raggiunse un grado molto elevato, soprattutto per la presenza (nella prima parte del 1900) dei francescani, con le scuole e la presenza di figure importantissime per la letteratura albanese come Pd GjergjFishta(..il Dante dell'Albania: figura importante anche sotto l'aspetto patriottico-politico). Tutto è praticamente andato distrutto con la cooperativizzazione forzata imposta dal regime comunista di H.Hoxha. La Zadrima, come il resto dell'Albania, si è presentata ai primi europei che l'hanno visitata agli inizi degli anni '90, come una vera e propria anticamera infernale. Tutto era andato distrutto: per reazione al regime la gente aveva distrutto anche ciò che poteva essere recuperato e riattivato in modo intelligente: restano le tracce delle grandi stalle e dei depositi agricoli del regime, nonchè le carcasse delle fabbriche... E ai primi missionari apparirono i volti scarniti di migliaia di bambini e di adulti in cerca di...tutto.
La nostra missione è stata fondata nel marzo del 1993 da don Antonio Sciarra, sacerdote abruzzese di Avezzano.Erano gli anni dell'EMERGENZA. Occorreva dare da mangiare, da vestire a questa povera gente: migliaia di pacchi viveri e vestiario distribuiti. Occorreva dare qualche strumento di lavoro (mitico il carico di cariole e badili per ogni famiglia, realizzato da don Antonio: c'era da portare il letame dalle case in apposite zone dei villaggi). Occorreva prestare un servizio di assistenza sanitaria: molti i medici che sono venuti come volontari in missione, operando in situazioni inenarrabili. E molti i collegamenti con ospedali italiani. Un aiuto prezioso ci è arrivato dal Negrar di Verona: e ancora oggi continua questa bella collaborazione.
Dall'emergenza alla RICOSTRUZIONE MATERIALE. la collaborazione tra le centinaia di volontari italiani che si sono succeduti negli anni '90...e fino ad oggi, con la gente del posto, ha consentito la ricostruzione del palazzo della cultura (ex sede delle attività culturali di regime), diventata sede della missione: insieme si sono ricostruite le chiese (sia quelle semi-distrutte, come a Piraj e a Gjader, sia quelle nuove a Baqel, Kodhel, Krajen e a Blinisht). Tutte le chiese sono in pietra: questo ha consentito di dare lavoro a un centinaio di lavoratori. E, tra di loro, una cinquantina di scalpellini, cresciuti professionalmente anche attraverso corsi fatti in Italia e in loco, che hanno poi trovato lavoro soprattutto in Italia, ma anche in Grecia. Insieme alle chiese, a poco a poco, sono state costruite altre opere. Fin dall’inizio, dal 1993, la nostra parrocchia di S.Ambrogio è stata in prima fila nella collaborazione con la missione di Blinisht: soprattutto nel grande cuore di don Guglielmo c’è stato un posto particolare per l’Albania.
Intanto si andava maturando anche una RICOSTRUZIONE SPIRITUALE. Gli anni '90 sono stati vissuti in un fermento spirituale incredibile. Era ...la "rivincita" nei confronti di un regime che aveva violentato tutte le fedi, quella cattolica in particolare. In ogni famiglia c'erano state uccisioni o famigliari mandati ai lavori forzati (bonificare paludi, costruire ferrovia...), in ogni famiglia ci sono stati martiri della fede e della libertà. La distruzione del diritto di Dio aveva portato alla distruzione dei diritti degli uomini. E negli anni 2000 il frutto di questo fermento sono stati i molti battesimi di giovani e di adulti, sono state le ordinazioni sacerdotali, le molte professioni religiose, insieme alla consacrazione delle chiese ri-costruite.
Negli anni si è andata sempre dipiù consolidando l'idea che occorreva offrire anche la possibilità di una RICOSTRUZIONE SOCIALE. Fu così che in ognuno dei nostri sei villaggi della missione si costruì un'opera sociale particolare: a Blinisht le opere in quanto sede della missione (uffici, archivio, ambulatorio medico, officina meccanica...), a Baqel la sede dell'Ass. Ragazzi Ambasciatori di Pace, a Gjader l'oratorio per la formazione dei giovani e una scuola (oggi è Casa Rosalba, una casa di accoglienza perragazze-adolescenti in difficoltà), a Kodhel la scuola materna oggi oratorio, a Krajen la scuola agraria (oggi chiusa ma con possibili progetti di nuova apertura, come Scuola Professionale, garantiti dal Ministero dei Lavori Sociali) con i laboratori della cantina, del frantoio, delle serre, e della ceramica (ci lavorano circa 10 persone tra uomini e donne), a Piraj la costruzione di una fisioterapia, moderna e efficiente.Il progetto che la nostra missione porta avanti è che,in nome dell'annuncio del Vangelo, ci deve essere anche lo sviluppo di una promozione dell'uomo, della sua dignità come persona e come lavoratore.Ed è così che, in nome della dignità delle persone, si sono fatte le battaglie contro la tratta delle ragazze portate in Italia per la prostituzione, si realizzano attività educative contro la "vendetta di sangue" (che colpisce soprattutto i minorenni e le donne), contro le mafie della droga e dei giochi d'azzardo e - da un paio d’anni – un’opera capillare per la parità di genere uomo/donna. Quest'azione viene svolta attraverso l'Ass. "Ambasciatori di Pace": i simboli di questa azione sono la "campana della pace" (sistemata in un monumento a Tirana: frutto della raccolta di centinaia di migliaia di bossoli sparati durante la guerra civile del 1997, fusi con altro materiale adatto nella campana offertaci dal presidente Scalfaro) e oggi "l'isola della pace" (al centro del bellissimo lago artificiale di Koman, luogo da cui annunciare buone notizie e creare vincoli di fraternità). Ed è così che in nomedella dignità del lavoro si sono create, da subito, le condizione per dare non solo lavoro, ma soprattutto professionalità e coscienza ai lavoratori: dai primi corsi per scalpellini, agli ultimi corsi di politica agraria, passando per la formazione delle tecniche agricole più avanzate (almeno per la zona) e alla costituzione di cooperative (ancora oggi argomento tabù in Albania, ma con qualche apertura negli ultimi anni, sia grazie a progetti europei, sia grazie alla nuova legislazione). In particolare si stanno portando avanti con buone soddisfazioni: 1. la cantina del vino: con l'acquisto delle uve dai contadini si stanno producendo piccole quantità di buon vino (quest'anno circa 115qt). 2. il frantoio: due anni fa abbiamo raggiunto il massimo, 32 t di olive lavorate, più di 1600 contadini si sono rivolti a noi. L'anno scorso è stato un anno con piccolissime quantità di olive prodotte, è aumentata la concorrenza di nuovi frantoi in zona...ma comunque abbiamo lavorato bene e i contadini si fidano di noi. Quest'anno la "mosca" ha colpito anche noi nel nord Albania. Ma, ripeto, stiamo lavorando bene.3. la ceramica: un piccolo laboratorio (con tre ragazze e due ragazzi) che fanno cose molto apprezzate, nella linea della tradizione locale. 4. Nel 2015, con il supporto di Caritas Caltanissetta, abbiamo attivato un laboratorio per la produzione di saponi naturali profumati (tre donne).
Dal 2008 al 2014 la missione ha visto la presenza di due sacerdoti milanesi: don AntonioSciarra si è dovuto allontanare dall'Albania per una grave malattia, che nel 2012 l'ha portato alla morte. Dal 2014 svolge il suo prezioso ministero in missione un giovane sacerdote albanese, don EmiljanPaloka. Oltre che con la diocesi di Avezzano e con quella di Milano, continuano i legami con molte realtà parrocchiali e associative sparse in tutta Italia: e questo è molto bello e arricchente...aldilà dei contributi economici che risentono moltissimo della crisi che attanaglia tutti. Ma proprio questa crisi ci ha motivato nella ferma volontà di costituire una nuova cooperativa italo-albanese , che potesse prendersi a carico il patrimonio storico della missione, portando avanti e valorizzando le attività in atto, e dando impulso allo sviluppo agricolo della zona: è un’impresa difficile (soprattutto per la mancanza di fiducia tra le persone), ma è la strada giusta.
Grazie ad un piccolo santuario che abbiamo realizzato sul monte Vela, che sovrasta la nostra zona e la città di Lezhe, siamo sicuri che la Madonna della Luce ci accompagnerà ancora e ci illuminerà.
don Enzo Zago