Per anni, sino alla costruzione della chiesa e alla istituzione della parrocchia, è stata la festa dell'antico quartiere.
Ripresa e riproposta con altre motivazioni è oggi la festa di fatto più importante del centro; la parrocchia S. Giuseppe l’ha infatti trasformata nella festa della Basilica, dopo la elevazione a tale titolo della Collegiata, la famosa "Rotonda", all’inizio degli anni Ottanta per decisione del Papa "amico" Giovanni Paolo II.
La festa del Crocefisso continua dunque ad essere un importante appuntamento spirituale della intera città, ma le sue origini risalgono all’inizio degli anni Trenta. Nel 1931 infatti, l'allora e indimenticato assistente dell'oratorio femminile Maria Immacolata della parrocchia S. Giuseppe, don Domenico Barbanti, assecondò il desiderio di una delle sue più attive catechiste, Anna Confalonieri, più conosciuta come "Netta”.
La ragazza abitava in via Solferino e voleva sostituire con un Crocefisso più grande ed artistico, la piccola croce con il Cristo in ferro posta alla sommità di una colonnina di granito chiamata la "Cruseta " e situata di fatto all’inizio dell’aperta campagna, attorno alla quale i contadini e le loro famiglie solevano radunarsi per qualche momento di raccoglimento e per le funzioni della benedizione dei campi previste dal calendario liturgico.
Don Domenico commissionò dunque agli artigiani-artisti della Val Gardena, ancora oggi famosi proprio per la realizzazione di opere religiose in legno, un Crocefisso in legno scolpito che è lo stesso che ancora oggi si può ammirare ali 'interno della cappelletta di via Solferino.
Il supporto in legno e la relativa struttura della copertura in stile tirolese vennero realizzati dai fratelli Agostino e Giovanni Villa (Gianit) con la collaborazione del cugino Pietro Villa, mentre a Claudio Galimberti, che lavorava come muratore, toccò di costruire e collocare il sostegno cubico di granito.
Collocato il nuovo Crocefisso venne istituita la festa in suo onore, la quarta domenica di settembre. Inizialmente la celebrazione avveniva in modo molto semplice con funzioni religiose attorno alla Croce addobbata; col passare del tempo ed il maggiore coinvolgimento di gran parte della comunità rionale, motivata anche dalla spinta a rivaleggiare con le feste tradizionali di altri quartieri, vennero ideate e realizzate vere e proprie coreografie per solennizzare l'appuntamento.
Ad Anna Confalonieri subentrò via via nell' organizzazione la sorella Francesca, più nota come Cecchina, che divenne un pò la "custode " universalmente riconosciuta, della tradizione per gli oltre trent’anni in cui la festa venne celebrata.
Con le sorelle Confalonieri non si possono però non menzionare molti altri sostenitori attivi ed entusiasti della manifestazione come i fratelli Eugenio e Carlo Villa, Giuseppe Resnati, Paolo Santambrogio, Giuseppe Redaelli (Pepin di Briuschin) che con il suo carretto non mancava mai di recuperare ogni anno il legname occorrente. E tanti altri che hanno prestato la loro opera ed i cui nomi si sono persi nel ricordo ma che hanno sicuramente meritato agli occhi di Gesù, che dalla croce li vedeva impegnarsi e lavorare per la sua gloria.
Gli anni di maggiore splendore della ricorrenza furono segnati dalla presenza alle celebrazioni del prevosto di Seregno monsignor Enrico Ratti, in carica dagli anni Trenta al 1957 e del di lui successore monsignor Bernardo Citterio che ebbe modo, anche in tali circostanze, di manifestare la sua sensibilità e la sua attenzione verso la popolazione del rione.
Delle diverse celebrazioni di quegli anni si ricorda ad esempio quella del 1950, quando venne costruito a fianco della cappellina appositamente realizzata intorno al Crocefisso, addirittura un campanile con tanto di concerto di campane. L'uso improprio delle quali non sfuggì però alle autorità religiose poiché sull’Amico della Famiglia, il bollettino parrocchiale, del mese di ottobre si dovette leggere: “.. in occasione della solennità del Crocefisso si svolsero i festeggiamenti del rione di via Solferino che ebbero un carattere piuttosto folcloristico, però non mancò la nota religiosa. Ammirato il provvisorio campanile, col suo concerto di cinque campane; ma biasimando il suono di ... Bandiera rossa”.
I toni della sagra strapaesana rischiavano talvolta di prevalere, così come le eccessive aspettative a proposito della scelta del Crocefisso come sede della futura chiesa del quartiere.
Nelle celebrazioni non mancavano quali elementi di contorno la banda musicale S. Cecilia di Seregno, la pesca di beneficenza e per rallegrare bambini, ragazzi e giovani la giostra.
Il tutto durò sino al 1963, anno di inaugurazione della chiesa parrocchiale. Ma della festa del Crocefisso tornò a parlare lo stesso don Luigi Fari sull'Amico della Famiglia del novembre del 1970. " ... È scomparsa in questi giorni - scriveva il parroco di S. Ambrogio - colei che per lunghi anni si era industriata di tenere viva la devozione del bel Crocefisso di via Solferino, la signora Cecchina Confalonieri. Era stata infatti sua l'idea di rimettere in ordine la vecchia icona e di organizzare ogni anno, un pubblico omaggio
Monsignor prevosto, terminate le funzioni della Collegiata per la festa del Crocefisso, si recava in via Solferino per una breve cerimonia che si concludeva con la benedizione. La festa andò acquistando sempre maggiore importanza col passare degli anni e rimase l'unica manifestazione pubblica religiosa di quel rione fino alla costruzione della parrocchia.
Monsignor Bernardo Citterio, alla mia entrata in Sant 'Ambrogio, mi consegnò una busta contenente la bella somma che la buona Cecchina aveva potuto realizzare nei diversi anni precedenti in occasione della festa del Crocefisso.
I suoi funerali sono stati l’espressione più sincera della considerazione e dell’affetto che la Cecchina godeva ... "
Un pubblico riconoscimento ad una persona ma anche ad una iniziativa che fu giocoforza lasciar cadere nel momento in cui iniziava la vita di una comunità parrocchiale, che doveva necessariamente proporre celebrazioni improntate alla maggiore unità possibile tra zone del quartiere tra di loro diverse per caratteristiche sociali e culturali e per tradizioni che se da una parte erano fortemente radicate dall'altra non suscitavano analoghi sentimenti di partecipazione.
Il Crocefisso e la sua festa rimangono in ogni caso una delle manifestazioni più autentiche della fede del quartiere che hanno fatto da "radice" anche alla nuova vita spirituale comunitaria.
Ed ancora oggi la cappelletta con l'artistica croce, rappresenta un simbolo che, anche con l'urbanizzazione dilagante della zona e la inevitabile sistemazione viabilistica che comporterà, dovrà essere in ogni caso preservata e collocata adeguatamente nelle adiacenze. Per rispetto di una memoria e di una profonda devozione dei "padri" del quartiere.
"Sant'Ambrogio una chiesa e la sua gente"