60esimo Parrocchia 17.11.1963-17.11.2023

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Giovedì la cerimonia di consegna dell'apparecchiatura da parte di Luciana e Luigi Losa

L'oratorio Sant'Ambrogio è dotato da giovedì scorso di un nuovo defibrillatore semiautomatico. La novità è stata possibile grazie alla generosità di Luigi Losa, a lungo direttore di questa testata, e di sua moglie Luciana Barzaghi, che hanno donato l'apparecchio, fondamentale per cercare di salvare la vita di chi è vittima di un episodio medico acuto di natura cardiaca, accogliendo così l'appello che era stato lanciato nelle settimane precedenti e che era stato veicolato su Facebook dal comitato di quartiere di Sant'Ambrogio.

«Grazie a Luigi e Luciana» «Ringrazio Luciana e Luigi -ha spiegato don Gabriele Villa, responsabile della pastorale giovanile della comunità di Sant'Ambrogio -, perché ora chi frequenta questa struttura, che ospita l'oratorio, ma anche la scuola parrocchiale ed alcune associazioni, potrà essere più sicuro».

Dal canto suo, Losa si è quasi schermito di fronte ai presenti alla consegna: «Abbiamo saputo di questa esigenza leggendo “Il Cittadino" e subito ci siamo sentiti di fare questo passo, attraverso anche l'associazione "Brianza per il Cuore", con cui collaboriamo. Del resto, a questo ambiente siamo molto legati: questi muri e quelli della chiesa parrocchiale li abbiamo visti crescere fisicamente». La sensibilità nel merito alla coppia, è quasi superfluo sottolinearlo, deriva da una circostanza negativa di pubblico dominio: nell'autunno del 1998 Francesca, la sua figlia primogenita, si spense all'età di 20 anni proprio a causa di un attacco cardiaco.

All'appuntamento hanno partecipato anche gli esponenti del comitato di quartiere di Sant'Ambrogio e del comitato dei pendolari delle linee ferroviarie S9 ed S11, che prima della donazione della famiglia Losa si erano già attivati per raccogliere i fondi necessari all'acquisto del defibrillatore. Ora il denaro sarà utilizzato per comperare uno zaino per il pronto soccorso o per corsi di formazione per chi il defibrillatore lo dovrà materialmente maneggiare in caso di bisogno.

consegna defribillatore

di Paolo Colzani (Il Cittadino di Monza e Brianza Sabato 6 marzo 2016)

Un defibrillatore per l'oratorio - il Giornale di Seregno 08 marzo 2016

No all'accidia egoista

Quando abbiamo più bisogno di un dinamismo missionario che porti sale e luce al mondo, molti laici temono che qualcuno li inviti a realizzare qualche compito apostolico, e cercano di fuggire da qualsiasi impegno che possa togliere loro il tempo libero. Oggi, per esempio, è diventato molto difficile trovare catechisti preparati per le parrocchie e che perseverino nel loro compito per diversi anni. Ma qualcosa di simile accade con i sacerdoti, che si preoccupano con ossessione del loro tempo personale. Questo si deve frequentemente al fatto che le persone sentono il bisogno imperioso di preservare i loro spazi di autonomia, come se un compito di evangelizzazione fosse un veleno pericoloso invece che una gioiosa risposta all’amore di Dio che ci convoca alla missione e ci rende completi e fecondi. Alcuni fanno resistenza a provare fino in fondo il gusto della missione e rimangono avvolti in un ’accidia paralizzante.

(E.G. 59)

Impegno settimanale

Don a attenzione, affetto, tempo ad un malato. Hai solo da stupirti per quanto amore saprà donarti Dio attraverso di lui.


Domenica 6 marzo

No all'accidia egoista

Es 17,1-11; Sai 35 (36); lTs 5,1-11; Gv 9,1-38b

I suoi discepoli lo interrogarono: «Rabb&igrave, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. (Gv 9,2-3,34)

Nella mentalità ebraica, al tempo di Gesù, era fortissimo il rapporto tra malattia e peccato. Un malato grave era, di conseguenza, anche un gran peccatore; la malattia era la punizione di Dio per i peccati commessi. I malati venivano allontanati, perché considerati impuri, e non si doveva avere nessun contatto con loro.
In Albania, dove mi trovo, c’è ancora l’usanza di nascondere gli ammalati, di chiuderli in casa, di tenerli lontani dalla gente. Nelle città questa mentalità è stata “estirpata”, ma nei villaggi e nelle montagne è ancora ben radicata. Gesù, invece, s’avvicina agli ammalati che hanno un bisogno estremo d’amore, hanno bisogno di una parola, di un gesto d’affetto, e sanno ricambiare come nessun altro.

Preghiamo

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l'anima mia.
Salmo 23


Lunedì 7 marzo

No all'accidia egoista

Gen 25,19-26; Sai 118 (119),89-96; Pr 22,17-19.22-25; Mt 7,1-5

Perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. Mt 7,2

Il popolo albanese è un popolo accogliente ma, a volte, come facciamo anche noi, tende a “misurare” tutto, sia nel bene (sei venuto a trovarmi in ospedale e mi hai portato della frutta, quando tu sarai in ospedale anch’io farò lo stesso) che nel male: (tu hai ucciso uno della mia famiglia, io ucciderò uno della tua). Per l’albanese cattolico l’unico che può fermare questa dinamica è il sacerdote, che agisce in nome di Dio. Anche noi misuriamo quanto gli altri ci fanno in bene o in male?

Preghiamo

Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
Rendimi la gioia delta tua salvezza sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie e i peccatori a te ritorneranno.
Liberami dal sangue, o Dio, Dio mia salvezza:
la mia lingua esalterà la tua giustizia.
Salmo 50


Martedì 8 marzo

No all'accidia egoista

Gen 25,27-34; Sai 118 (119),97-104; Pr 23,29-32; Mt 7,6-12

Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono.(Mt, 7,9-11)

Che cosa non fa un genitore per un figlio? Quindi, che cosa non fa Dio per noi? Quante volte, da adolescenti, dicevamo che i nostri genitori non ci consideravano, non facevano niente per noi, semplicemente perché ciò che ci offrivano non corrispondeva ai nostri desideri?
Il bene che ci vuole Dio, a volte, non lo capiamo subito, perché la sua mentalità è diversa dalla nostra. Noi vediamo sempre il nostro bene, lui vede, prima, il bene di tutti, che poi è anche il nostro. Ci siamo mai accorti di tutto questo?

Preghiamo

Ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce. E’ lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferito nel regno del Figlio, del suo amore, per mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati.
Col 1,12-14


Mercoledì 9 marzo

No all'accidia egoista

Gen 32,23-33; Sai 118 (119),105-112; Pr 24,3-6; Mt 7,13-20

Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi. Ogni albero che dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco.(Mt, 7,17,19)

Quali sono i frutti buoni e quali quelli cattivi? Quelli buoni sono i frutti che nascono dall’amore e che generano amore. Quelli cattivi sono quelli che arrivano dall’egoismo e che producono egoismo.
A causa di 46 anni di dittatura comunista in cui ogni albanese veniva spiato e controllato, tante persone si sono chiuse in se stesse, nei propri bisogni, nella propria cerchia familiare, iniziando a guardare l’altro con sospetto. La riapertura alle fedi religiose, dal 1991, ha dato speranza nuova, favorendo nuove relazioni e amore reciproco.
Dio ci libera dall’egoismo che ci opprime, c’imbruttisce, ci chiude gli orizzonti, ci rende sterili.
Lasciamoci liberare da Dio!

Preghiamo

È come albero piantato lungo corsi d'acqua,
che dà flutto a suo tempo: le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa,
riesce bene.
Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
per ciò non si alzeranno i malvagi nel giudizio
né i peccatori nell’assemblea dei giusti,
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina.
Salmo 1


Giovedì 10 marzo

No all'accidia egoista

Gen 35,9-20.22b-26; Sal 118 (119),113-120; Pr 25,1; 27,9-11a; Mt 7,21-29

Non chiunque mi dice: «Signore, Signore», entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.(Mt, 7,21,24-25)

Il ritorno alla libertà, nel 1991, per il popolo albanese ha significato avere la possibilità di parlare, di agire, di professare la propria religione; per molti cristiani, che sono stati imprigionati o uccisi per la loro fedeltà al Vangelo, ha significato non essere più perseguitati.
Chiediamo al Signore che le nostre parole e le nostre opere “camminino insieme”, che la nostra fede sia fondata sulla roccia e che sappiamo fare sempre la volontà del Padre nostro che è nei cieli.

Preghiamo

Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocausti, tu non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto
tu, o Dio, non disprezzi.
Salmo 50


Venerdì 11 marzo

No all'accidia egoista

giorno aneucaristico

Se tu obbedirai fedelmente alla voce del Signore, tuo Dio, preoccupandoti di mettere in pratica tutti i suoi comandi che io ti prescrivo, il Signore, tuo Dio, ti metterà al di sopra di tutte le nazioni della terra. Verranno su di te e ti raggiungeranno tutte queste benedizioni.(Dt, 28,1.2b)

Il Deuteronomio dice che se obbediremo alla sua Parola, Dio ci premierà, farà andare tutto per il meglio, ci preserverà dal male. Nel momento del bisogno, quando succedono delle disgrazie, viene da chiedersi cosa abbiamo fatto di sbagliato e come Dio possa permettere che certe cose accadano, dopo tutto siamo buoni e fedeli. E ci dimentichiamo che Gesù ci ha amato tanto da dare la sua vita per noi.
Dobbiamo ricordare che non ci è stata promessa una vita senza sofferenza, ma che il Signore ci ha donato lo Spirito per aiutarci ad affrontarla.

Preghiamo

Cristo patì per voi,
lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme:
egli non commise peccato
e non si trovò inganno sulla sua bocca.
Egli portò i nostri peccati nel suo corpo
sul legno della croce,
perché, non vivendo più per il peccato,
vivessimo per la giustizia;
dalle sue piaghe siete stati guariti.
1 Pt 2,21b-22.24-25


Sabato 12 marzo

No all'accidia egoista

Gl 3,1-5; Sai 88 (89); Rm 8,12-17b; Mt 19,13-15

Gesù però disse: «Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli».(Mt 19,14)

Se leggiamo superficialmente questo brano, sembra voler solo dire che tutti i bambini andranno in Paradiso. Quando Gesù parla del Regno dei cieli, non intende solo l’Aldilà, ma la possibilità per ognuno di realizzare e vivere il Regno di Dio anche qui. Come? Diventando come i bambini, cioè vivendo nella semplicità, capaci di gioire e meravigliarsi per le cose belle, i doni e le attenzioni degli altri. Quando invece siamo egoisti, pensiamo solo a noi stessi, non ci fidiamo più di nessuno, ci ritroviamo nell’ “inferno” della solitudine.

Preghiamo

Signore, non si esalta il mio cuore,
né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi
né meraviglie più alte di me.
Io invece resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato in braccio a suo madre,
come un bimbo svezzato è in me l’anima mia.
Salmo 130


Dal 29 febbraio al 4 marzo 2016

"Gesù, misericordia per noi"

Leggi : Misericordiae Vultus, "Bolla di indizione del Giubileo straordinario della misericordia".

Preghiera per chiedere la grazia di vivere bene i santi Esercizi Spirituali

Vieni, o Spirito di Gesù, riempi i nostri cuori in questi giorni di luce.

Nessuna parola sia al di fuori del clima di fede e di ascolto nel quale vogliamo vivere i santi Esercizi.

Fa che nell'interiorità e nel discernimento spirituale, possiamo entrare nel ministero spirituale, possiamo entrare nel ministero della misericordia là dove Dio raggiunge il cuore di ogni persona e cambia veramente il mondo.

Maria, madre di misericordia, intercedi perché la nostra preghiera sia intesa, autentica, tale da penetrare e purificare la nostra vita. Amen. 

 Ascolta le riflessioni di Padre Giampaolo Possenti

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riflessione del 3 marzo 2016  riflessione padre Giampaolo Possenti giovedì
riflessione 2 marzo 2016  riflessione padre Giampaolo Possenti mercoledì
riflessione 1 marzo 2016  riflessione padre Giampaolo Possenti martedì
riflessione 29 Febbraio 2016  riflessione padre Giampaolo Possenti lunedì

No all'inequità che genera violenza

Oggi da molte parti si reclama maggiore sicurezza. Ma fino a quando non si eliminano Ì'esclusione e l’inequità nella società e tra i diversi popoli sarà impossibile sradicare la violenza. Si accusano della violenza i poveri e le popolazioni più povere, ma, senza uguaglianza di opportunità, le diverse forme di aggressione e di guerra troveranno un terreno fertile che prima o poi provocherà l'esplosione. Quando la società - locale, nazionale o mondiale - abbandona nella periferia una parte di sé, non vi saranno programmi politici, né forze dell’ordine o di intelligence che possano assicurare illimitatamente la tranquillità. Ciò non accade soltanto perché l’inequità provoca la reazione violenta di quanti sono esclusi dal sistema, bensì perché il sistema sociale ed economico è ingiusto alla radice. Come il bene tende a comunicarsi, così il male a cui si acconsente, cioè l ’ingiustizia, tende ad espandere la sua forza nociva e a scardinare silenziosamente le basi di qualsiasi sistema politico e sociale, per quanto solido possa apparire.

(E.G. 59)

Impegno settimanale

Cerco di essere credibile e di essere autentico oltre i protocolli e le tradizioni.


Domenica 28 febbraio

No all'inequità che genera violenza

Dt 6,4a; 18,9-22; Sal 105 (106); Rm 3,21-26; Gv 8,31-59

Gesù allora disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: Diventerete liberi?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato». (Gv 8,31-34)

La pagina del Vangelo svela l’inganno in cui cadiamo spesso noi cristiani di lunga tradizione, che ci sentiamo sicuri della nostra fede e del nostro modo di viverla: è l’inganno che fa pensare di essere autentici e liberi, mentre in realtà siamo schiavi di un modo di fare, di dire e di essere che non corrisponde al Vangelo. Dobbiamo riaprire gli occhi, rientrare in noi stessi e saperci osservare. La favola del re nudo ci ricorda che il bambino é colui che non si lascia condizionare da mille argomentazioni o rare riflessioni, ma che dice semplicemente quello che “vede”, non preoccupato del parere degli altri. E questa la profezia della autenticità di cui ha bisogno la Chiesa.

Preghiamo

Beato l'uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sia gioia. Salmo 1


Lunedì 29 febbraio

No alla inequità che genera violenza

Gen 17,9-16; Sai 118 (119),57-64: Pr 8,12-21; Mt 6,7-15

«Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Voi dunque pregate così: Padre nostro...». Mt 6,6-7,9a

In questo anno della misericordia i nostri occhi si fissano nel volto del Padre, un volto riflesso nelle parole e nel volto di Cristo, un volto di misericordia. In molte parti del mondo il padre è un uomo autoritario e molte volte irresponsabile: non riconosce i figli, non li aiuta e addirittura ne abusa. Eppure in questi giovani che vivono “la morte” del padre si riscopre un desiderio di amore, il desiderio di essere amati. Il Padre di tutti, o il padre di ciascuno in maniera personale, è la buona notizia di cui ha bisogno il mondo.

Quando preghiamo il “Padre nostro” ci facciamo voce dei fratelli che ancora non lo hanno conosciuto.

Preghiamo

Che tutti i giovani possano dire "Padre nostro”.
Che tutti i poveri confidino nel "Padre nostro”.
Che tutti gli "orfani” perché abbandonati, rifiutati, traditi, feriti possano trovare pace nel dire "Padre nostro
Che da questa preghiera possa nascere la fraternità universale di cui il mondo ha bisogno.


Martedì 1 marzo

No alla inequità che genera violenza

Gen 19,12-29; Sal 118 (119),65-72; Pr 8,32-26; Mt 6,16-18

E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.(Mt, 6,22-23)

I profeti ci invitano a una pratica diversa del digiuno (Is 58,5-9): «sciogliere le catene inique, dividere il pane con l’affamato, introdurre in casa i miseri, senza tetto, senza trascurare i tuoi parenti...». Questo digiuno è vissuto con gioia e allegria di chi allarga i paletti della sua tenda, della sua comunità, di chi allarga l’orizzonte del suo mondo fino al confine che Dio ha posto: l’umanità dei suoi figli. Il risultato è una fraternità, una famiglia universale. Forse per praticare questo digiuno profetico abbiamo bisogno di piegare la nostra umanità, il nostro corpo perché sappia obbedire al desiderio di Dio e non al nostro.

Preghiamo

Digiuno grato al Signore è la fraternità,
trasforma la nostra ricchezza in condivisione,
apre la nostra cultura al dialogo.
Che nessuno patisca la fame come prezzo dell’ingiustizia ma piuttosto come conseguenza della comunione.


Mercoledì 2 marzo

No all'inequità che genera violenza

Gen 21,7-21; Sai 118 (119),73-80; Pr 10,28-32; Mt 6,19-24

La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!(Mt, 6,22-23)

Lo sguardo di Gesù verso la umanità è uno dei tratti più commoventi del Vangelo, diversamente dallo sguardo di noi uomini verso i nostri fratelli. Noi cadiamo spesso nell’errore di cercare il difetto (la pagliuzza), di pensar male, di giudicare le intenzioni. Lo sguardo di Gesù sa riconoscere il cammino, la conversione, il cambio che l’uomo o la donna cerca. Avere lo stesso sguardo di Gesù verso i nostri fratelli significa avere uno sguardo luminoso che sa rischiarare anche le tenebre del nostro fratello, che non getta ombre, che non cerca l’oscurità della menzogna o dell’inganno, che non rapina, non afferra, non cattura, ma che dà luce, che apre alla vita e alla libertà.

Preghiamo

Se dico: “almeno le tenebre mi avvolgano
e la luce intorno a me sia notte”
nemmeno le tenebre per te sono tenebre
e la notte è luminosa come il giorno;
per te le tenebre sono come luce.
lo ti rendo grazie:
bai fatto di me una meraviglia stupenda.

Salmo 139


Giovedì 3 marzo

No alla inequità che genera violenza

Gen 25,5-6.8-11; Sal 118 (119),81-88; Pr 12,17-22; Mt 6,25-34

Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mungerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre.
Non valete forse più di loro? Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso.
A ciascun giorno basta la sua pena.
(Mt, 6,25-26,34)

Vivere non preoccupati per il futuro sembra essere una utopia. Come posso non essere preoccupato per il lavoro, per l’educazione dei mie figli o nipoti o per il mio stesso futuro? Come posso non preoccuparmi ora che vengono sempre meno le sicurezze economiche e la certezza di avere qualcosa per comperare il necessario? Il Vangelo ci suggerisce: «preoccupati piuttosto di avere una profonda comunione con la volontà del Padre, di desiderare quello che lui vuole, di amare quello che lui ama». Preoccupiamoci di non perdere la convinzione che noi abbiamo valore ai suoi occhi e che lui provvede alla nostra vita.

Preghiamo

Io non mi preoccupo, però tu preoccupati di me.
Io cerco di confidare in te,
ma tu non farmi perdere la speranza.
Io mi affido, tu non tardare a farmi sentire
Il tuo abbraccio sicuro e confortante.


Venerdì 4 marzo

No alla inequità che genera violenza

giorno aneucaristico

Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore, vostro Dio, che io vi prescrivo. I vostri occhi videro ciò che il Signore fece. Ma bada a te e guardati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno visto, non ti sfuggano dal cuore per tutto il tempo della tua vita: le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli.(Dt, 4,2-3a,9)

Uno dei peccati, che facciamo fatica a riconoscere e a confessare, è il fatto che ci dimentichiamo delle grazie del Signore. Ci dimentichiamo dei suoi comandi, ma molto più grave, ci dimentichiamo dei suoi prodigi nella nostra vita. Dobbiamo ricordarci dunque di quello che abbiamo vissuto, dei doni ricevuti anche in mezzo a mille disavventure. Il Signore ci dà e ci ha sempre dato segni chiari della sua vicinanza: a volte sembra tacere, nascondersi per un attimo ai nostri occhi, ma non scompare, ci insegna solo ad avere fiducia in noi stessi. E noi dobbiamo imparare a raccontare agli altri la nostra storia di fede perché tutti sappiano che abbiamo visto il Signore della nostra vita.

Preghiamo

Perdonami se ho dimenticato le volte che Tu hai consolato con la tua presenza la mia desolazione.
Perdonami se ho dimenticato l’amore di un tempo e l’entusiasmo del mio inizio della fede.
Perdonami per quando non ho avuto il coraggio di raccontare e insegnare ad altri che Tu mi sei stato vicino.


Sabato 5 marzo

No alla inequità che genera violenza

Ez 36,16-17a.22-28; Sai 105 (106); 2Cor 6,14b-7,l; Me 6,6b-13

Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando. Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non pollare due tuniche.(Mc 6,6b-9)

Gesù dice di portare solo un bastone. Ma perché un bastone? Probabilmente per alleviare il peso del cammino o per proteggersi da qualche animale, non certo per difendersi in caso di assalto, anche perché è specificato di non portare nient’altro. Le ricchezze della missione devono essere la comunione, la fraternità e la fiducia nel Dio che testimoniamo e che diventano carità gratuita. Ci è chiesto di essere autentici nella fede e quindi poveri, autentici nella carità e quindi fratelli e, come i discepoli, di superare le nostre debolezze e resistere nella tentazione.

Preghiamo

Ripartiamo percorrendo il villaggio globale del mondo come discepoli poveri di tutto ma ricchi della conoscenza del Maestro, spogliati di tutto ma non della fiducia, provati in tutto ma non nella speranza di raggiungere i fratelli che più lo necessitano.