Angelo Scola
Cardinale Arcivescovo di Milano
Lettera pastorale 2015-2017
Carissime e carissimi,
mi accingo a concludere la Lettera Pastorale che accompagnerà il cammino della nostra Chiesa per gli anni 2015-2016 e 2016-2017, al ritorno da un viaggio in Libano e in Iraq. Sono stato invitato in queste martoriate terre dal Patriarca dei Maroniti, S. Em. il Cardinal Béchara Boutros Raï, e dal Patriarca dei Caldei S. E. Louis Raphaël Sako.
Perché iniziare la Lettera con questo riferimento?
Perché in me quel viaggio ha dato carne all'urgenza della "Chiesa in uscita" di cui offre instancabile testimonianza Papa Francesco, spingendoci a percorrere tutte le vie dell'umano nel campo del mondo. Non posso, in questa sede, raccontare in dettaglio ciò che ho visto e toccato con mano nelle tragiche condizioni di sopravvivenza nei campi profughi di Erbil. Neppure intendo parlare delle forti tensioni tra cristiani in Libano, per la mancanza di stabilità del paese che dura ormai da più di un anno e mezzo a causa dei contrasti sul nome del candidato Presidente della Repubblica che, a norma di Costituzione, deve essere un cristiano maronita. Voglio invece sottolineare la fede profonda di quei nostri fratelli e sorelle cristiani, sottoposti a prove per noi inimmaginabili: non sono taluni hanno perso la vita e moltissimi beni essenziali, ma tutti vivono nell’incertezza più radicale circa il loro futuro. Ciò nonostante sono assidui nella preghiera e nella condivisione reciproca. Oserei dire, nel dolore sono lietamente abbandonati a Dio.
Ho anche toccato con mano quanto, anzitutto in me, la comunione tra fratelli rischi di fermarsi al livello di buona intenzione, I nostri fratelli perseguitati domandano con forza di non essere dimenticati.
Come possiamo noi cristiani del Nord Occidentale del pianeta “girare la faccia dall’altra parte”, ignorando le terre benedette in cui la storia del popolo ebraico e quella del popolo cristiano affondano le loro radici? Tali storie per noi hanno in Gesù Cristo il punto d’incontro, nell’inseparabile legame tra l’Antico e il Nuovo Testamento. Non è forse Lui la sorgente dello stile di vita di ogni cristiano, ambito in cui il pensiero di Cristo (1Cor 2,16) e quindi i sentimenti di Cristo (Fil 2,5) si sono andati plasmando lungo i secoli?
Le prove di questi nostri fratelli e sorelle, crudamente previste nel discorso missionario del capitolo 10 del vangelo di Matteo, offrono nella nostra libertà il contesto realistico per vivere una fede incarnata come testimoni di Cristo morto e risorto «potenza di Dio e sapienza di Dio» (1Cor 1,24).