60esimo Parrocchia 17.11.1963-17.11.2023

Sì alle relazioni nuove generate da Gesù Cristo

L’ideale cristiano inviterà sempre a superare il sospetto, la sfiducia permanente, la paura di essere invasi, gli atteggiamenti difensivi che il mondo attuale ci impone. Molti tentano di fuggire dagli altri verso un comodo privato, o verso il circolo ristretto dei più intimi, e rinunciano al realismo della dimensione sociale del Vangelo. Perché, cosi come alcuni vorrebbero un Cristo puramente spirituale, senza carne e senza croce, si pretendono anche relazioni interpersonali solo mediate da apparecchi sofisticati, da schermi e sistemi che si possano accendere e spegnere a comando. Nel frattempo, il Vangelo ci invita sempre a correre il rischio dell’incontro con il volto dell’altro, con la sua presenza fisica che interpella, col suo dolore e le sue richieste, con la sua gioia contagiosa in un costante corpo a corpo. L’autentica fede nel Figlio di Dio fatto carne è inseparabile dal dono di sé, dall’appartenenza alla comunità, dal servizio, dalla riconciliazione con la carne degli altri. Il Figlio di Dio, nella sua incarnazione, ci ha invitato alla rivoluzione della tenerezza.
(E.G. 88)

Impegno settimanale

Mi impegno a vivere immerso nel mistero pasquale di Cristo percorrendo il suo cammino di passione, morte e risurrezione.


Domenica 20 marzo

Sì alle relazioni nuove generate da Gesù Cristo

Is 52,13-53,12; Sal 87 (88); Eb 12,1b-3; Rm 1,18-23a; Gv 11,55-12,11

Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». Intanto i capi dei sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunciasse, perché potessero arrestarlo.
(Gv 11,55-57)

È vivo il desiderio nel cuore dei Giudei di incontrare Gesù. Ma qual è la qualità di questo desiderio? Alcuni desiderano incontrarlo perché incuriositi dalla sua attività taumaturgica o perché colpiti dalla sua predicazione; altri invece non condividono il suo insegnamento. Con quale desiderio noi vogliamo incontrare Gesù? Siamo pronti a seguirlo sul suo cammino o cerchiamo d’inquadrarlo nei nostri schemi? Accettiamo di camminare verso il Golgota con lui o ripieghiamo su sentieri più famigliari e rassicuranti? La settimana Autentica non è per i deboli di cuore, ma per chi sa accettare il rischio di frequentare le “periferie della storia".

Preghiamo

O Dio, tu sei il mio Dio,
dall'aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode.
Salmo 63


Lunedì 21 marzo

Sì alle relazioni nuove generate da Gesù Cristo

Gb 2,1-10; Sal 118(119), 153-160; Tb 2,1b-10d; Le 21,34-36

State attenti a voi stessi che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e idi comparire davanti al Figlio dell’uomo.(Lc 21,34-36)

L’accalorato consiglio di Gesù ci richiama a non perdere la scioltezza dell’amore con la quale il cristiano dovrebbe vivere i suoi giorni. Ci sono lacci di morte che imbrigliano la libertà che nasce dalla Carità e ne soffocano lo slancio. Ci sono cecità del cuore che rendono incerto il passo del discepolo. Papa Francesco ne ha denunciate con forza due alla Chiesa Italiana: il riporre la fiducia più nella sicurezza delle strutture che nella libertà dello Spirito e il ridurre la concretezza dell’Amore che Gesù ci ha rivelato ad una pura astrazione o a sterili intimismi. Solo una Chiesa umile, disinteressata e colma dello Spirito delle beatitudini potrà presentarsi fiduciosa e piena di speranza di fronte al suo Signore.

Preghiamo

Porgi l'orecchio, Signore, alle mie parole:
intendi il mio lamento.
Sii attento alla voce del mio grido,
o mio re e mio Dio,
perché a te, Signore, rivolgo la mia preghiera.
Salmo 5


Martedì 22 marzo

Sì alle relazioni nuove generate da Gesù Cristo

Gb 16,1-20; Sal 118 (119), 161-168; Tb 11,5-14; Mt 26,1-5

Terminati tutti questi discorsi Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi sapete che fra due giorni è la Pasqua e il Figlio dell’uomo sarà consegnato per essere crocifisso». Allora i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, che si chiamava Caifa, e tennero consiglio per catturare Gesù con un inganno e farlo morire.(Mt, 26,1-4)

Quante meschinità mascherate dietro la ricerca di un “bene superiore”. Quante volte dietro “l’interesse pubblico” si nasconde un “interesse privato”. Nessun interesse che si possa dire buono può nuocere alla vita e alla dignità dell’uomo. Nessun “bene comune” che sia veramente tale si serve di mezzi illeciti o ambigui. Dice papa Francesco: «L’ossessione di preservare la propria gloria, la propria “dignità”, la propria influenza non deve far parte dei nostri sentimenti. Dobbiamo perseguire la gloria di Dio e questa non coincide con la nostra. La gloria di Dio che sfolgora nell’umiltà della grotta di Betlemme o nel disonore della croce di Cristo ci sorprende sempre». L’amore umile riconosce il bene e sceglie la comunione per raggiungerlo.

Preghiamo

Signore, non si esalta il mio cuore
né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi
né meraviglie più alte di me.
lo invece resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l’anima mia.
Salmo 131


Mercoledì 23 marzo

Sì alle relazioni nuove generate da Gesù Cristo

Gb 42,1-10a; Sal 118 (119),169-176; Tb 13,1-18; Mt 26,14-16

Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo. (MT 26,14-16)

Ecco che Giuda smette di essere discepolo, rientra nei “ranghi”, si chiude alla novità del Vangelo per tornare a sicurezze più famigliari, ma mortifere. Anche noi corriamo lo stesso rischio. Dice papa Francesco: «L’umanità del cristiano è sempre in uscita. Non è narcisistica, autoreferenziale. Quando il nostro cuore è ricco ed è tanto soddisfatto di se stesso, allora non ha più posto per Dio. Evitiamo, per favore, di “rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli”. Il nostro dovere è lavorare e lottare per rendere questo mondo un posto migliore. La nostra fede è rivoluzionaria per un impulso che viene dallo Spirito Santo».

Preghiamo

Nella prosperità l’uomo non dura:
è simile alle bestie che muoiono.
Questa è la via di chi confida in se stesso,
la fine di chi si compiace dei propri discorsi.
Come pecore sono destinati agli inferi,
sarà loro pastore la morte;
scenderanno a precipizio nel sepolcro,
svanirà di loro ogni traccia,
gli inferi saranno la loro dimora.
Salmo 49


TRIDUO PASQUALE
LA FORZA DELLA TENEREZZA

A volte sentiamo la tentazione di essere cristiani mantenendo una prudente distanza dalle piaghe del Signore. Ma Gesù vuole che tocchiamo la miseria umana, che tocchiamo la carne sofferente degli altri. Aspetta che rinunciamo a cercare quei ripari personali o comunitari che ci permettono di mantenerci a distanza dal nodo del dramma umano, affinché accettiamo veramente di entrare in contatto con l’esistenza concreta degli altri e conosciamo la forza della tenerezza.
(E.G. 270)


Giovedì 24 marzo

La forza della tenerezza

Gn 1,1-3,5.10: 1Cor 11,20-34; Mt 26,17-75

Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: «È vero, anche tu sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce!». Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell'uomo!». E subito un gallo cantò.
E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte».
E, uscito fuori, pianse amaramente.
(Mt, 26,17-75)

«Non conosco quell’uomo»: forse mai frase più vera usci dalla bocca di Pietro. Era quello l’uomo in cui aveva messo tutte le sue speranze? Un uomo deriso, umiliato, trascinato davanti al Sinedrio come un reietto. Dov’era il suo “Rabbi” acclamato dalle folle entusiaste della sua predicazione? Dov'era il grande taumaturgo capace dei miracoli più stupefacenti? Dov'era colui che era inneggiato come Figlio di Davide? Ora quell’uomo era solo, abbandonato dai suoi, nelle mani degli avversari, ma pronto ancora a stupire con il gesto del perdono. Unico gesto che può restituire dignità all’uomo. Unico gesto che può riconciliarci con noi stessi.

Preghiamo

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito salito.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso
Salmo 50


Venerdì 25 marzo

La forza della tenerezza

giorno aneucaristico

Is 49,24-50,10; Sal 21 (22); Is 52,13-53,12; Mt 27,1-56

Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce.(Mt, 27,32)

La croce non è qualcosa che si sceglie. Non ha nulla a che fare con l’infinita varietà di pendagli, di diversa fattura e materiale, che attirano il nostro sguardo dalle vetrine dei negozi di articoli religiosi. Qualcun altro la carica sulle nostre spalle. A volte siamo costretti a portarla, senza poterla in alcun modo rifiutare. Ma anche quando la vita ci vede vittime di questo sopruso, rimane uno spazio di libertà donatoci dall’Amore: quello di trasformare un tempo di dolore in uno spazio di fraternità. Questa è la vera potenza della Pasqua.

Preghiamo

Ecco, com’è bello e com’è dolce
che i fratelli vivano insieme!
È come olio prezioso versato sul capo,
che scende sulla barba, la barba di Aronne,
che scende sull’orlo della sua veste.
E come la rugiada dell’Ermon,
che scende sui monti di Sion.
Perché là il Signore manda la benedizione,
la vita per sempre.

Salmo 131


Sabato 26 marzo

La forza della tenerezza

giorno aneucaristico

Dopo il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Magdala e l'altra Maria andarono a visitare la tomba. Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. L'angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto»(Mt 28,1-6a)

La Galilea. Luogo degli albori della sequela.Ma anche per i primi discepoli, il luogo degli affetti, della quotidianità, dell'ordinario. È là che la potenza della Pasqua vuole irrompere con la sua carica innovatrice. È là che il discepolo deve accogliere il suo Signore, facendo esperienza di un Amore che può far "nuove tutte le cose". È là che, come dice Francesco, il discepolo può vivere la beatitudine: «scommessa laboriosa, fatta di rinunce, ascolto e apprendimento i cui frutti si raccolgono nel tempo, regalandoci una pace incomparabile». Solo se incontriamo il Risorto in "Galilea" tutta la nostra vita potrà essere vissuta con gli stessi sentimenti di Cristo Gesù.

Preghiamo

Non temere, perché io ti ho riscattato,
ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni.
Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
Aprirò anche nel deserto una strada,
immetterò fiumi nella steppa.
Is 43,1a.19


Pasqua di risurrezione

PASQUA DI RISURREZIONE
L'AZIONE MISTERIOSA DEL RISORTO

La sua risurrezione non è una cosa del passato; contiene una forza di vita che ha penetrato il mondo. Dove sembra che tutto sia morto, da ogni parte tornano ad apparire i germogli della risurrezione. È una forza senza uguali. È vero che molte volte sembra che Dio non esista: vediamo ingiustizie, cattiverie, indiferrenz e crudeltà che non diminuscono. Però è altrettanto certo che nel mezzo dell'oscurità comincia sempre a sbocciare qualcosa di nuovo, che presto o tardi produce un frutto. Questa è la forza della risurrezione e ogni evangelizzatore è uno strumento di tale dinamismo.
(E.G. 276)


Domenica 27 marzo

L'azione misteriosa del risorto

At 1,1-8a; Sal 117(118); 1Cor 15,3-10a; Gv 20,11-18

Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove l'hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» che significa «Maestro!».
(Gv 20,15-16)

È bastato un nome pronunciato con amore affinchè cambiasse lo scenario. Quello che prima era luogo di dolore diventa un luogo di speranza. L'appello di Gesù risveglia in Maria la memoria grata di un legame che custodisce la promessa di una vita buona. Quell'appello si presenta come sorprendente, venuto a stravolgere il mondo così come Maria lo conosceva. Quella chiamata da sola è capace di riscrivere la realtà di Maria aprendola ad un'esperienza inaspettata: la vita ha avuto il sopravvento sulla morte. Per questo a leio è affidato il primo annuncio. A lei, prima custode dello sguardo nuovo che il Risorto è venuto a portare.

Preghiamo

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele: «Il suo amore è per sempre».
La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita.
E annuncerò le opere del Signore.
La pietra scartata dai costruttori
È divenuta pietra d'angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Salmo 117